Il Consiglio di Stato retico riconosce la «difficile situazione» ticinese, ma trova che non sia questo l'approccio migliore per risolverla
COIRA / BELLINZONA - La Legge sulle imprese artigianali (LIA), che disciplina l'attività sul territorio del Cantone Ticino, non piace al governo retico: Coira invita quindi il Consiglio di Stato ticinese a sostituire la legge "con una normativa che sia conciliabile con l'approccio economico liberale del nostro paese". Lo comunica lo stesso governo grigionese in una nota odierna.
La legge ticinese richiede alle aziende intenzionate a lavorare nel cantone l'adempimento di diversi requisiti: devono presentare l'estratto del registro di commercio, quello del casellario giudiziale del titolare e del direttore della ditta, estratti del registro esecuzioni, dichiarazioni sulla copertura assicurativa, diplomi e attestati professionali.
Oltre a ciò le aziende devono versare diverse tasse a Bellinzona: quelle per la prima iscrizione, poi quelle per la verifica delle conoscenze professionali, e quelle annue ricorrenti per la tenuta a giorno dell'albo. Il governo di Coira afferma di essere «consapevole che queste misure non sono dirette contro imprese svizzere» ma hanno piuttosto lo scopo di contenere l'offensiva da parte di società italiane che generano una forte concorrenza nei confronti delle aziende locali.
Il Consiglio di Stato retico ammette che «il Cantone Ticino si trova in una situazione molto difficile» a causa della forte differenza di prezzi e salari rispetto all'Italia, ma rimane comunque contrario alla LIA, che reputa essere «lo strumento sbagliato».