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LUGANO«Così hanno ridotto mio figlio, morto due volte»

12.10.16 - 07:05
Caso Frigerio: i famigliari pubblicano le immagini che hanno fatto riaprire l'inchiesta. «La giustizia è ferma, ma la gente deve sapere».
foto tio.ch/20minuti grafica
«Così hanno ridotto mio figlio, morto due volte»
Caso Frigerio: i famigliari pubblicano le immagini che hanno fatto riaprire l'inchiesta. «La giustizia è ferma, ma la gente deve sapere».

LUGANO - «Non ci rimane altro da fare». I famigliari di Devis Frigerio ci hanno pensato a lungo. Lo dicono chiaro: «Per noi è l'ultima spiaggia». Le foto-choc sono sempre state lì, in una chiavetta Usb: mostrano il corpo del 36enne luganese trovato morto in un wc pubblico a Lugano, il 28 ottobre 2014. Scattate poche ore dopo la morte, hanno portato alla riapertura del caso, ad aprile scorso. Ma solo ora i famigliari hanno deciso di renderle pubbliche. Perché? «La giustizia è a un punto fermo e vogliamo che la gente sappia – spiegano davanti all'obiettivo di 20 minuti  – vogliamo mostrare a tutti se questo non è il corpo di qualcuno che ha subito un pestaggio».

Inchiesta riaperta - La speranza è una: dare nuovo impulso alle indagini. Secondo la madre di Devis, Rosa A., i lividi sul volto e ai polsi del defunto (morto per overdose di stupefacenti) non lasciano dubbi: «Mio figlio è stato picchiato poco prima di morire. Da chi? Dovrebbe dirlo la Procura». La tesi della famiglia: «Nella morte c'è stato l'intervento di terzi». Il tribunale di Lugano ha già condannato tre ex compagni di carcere di Frigerio per pestaggi ai suoi danni avvenuti durante un soggiorno alla Stampa. Eppure le indagini sul decesso erano state chiuse con un non luogo a procedere, a febbraio. 

«Morto due volte» - Ma l'odissea non è finita lì. A seguito di un articolo di Tio.ch-20minuti la famiglia ha presentato un ricorso, e la Corte dei reclami penali ha ordinato una nuova inchiesta. A che punto sono le indagini? «Da aprile a oggi nessun famigliare è stato interrogato, il corpo di Devis non è stato riesaminato né riesumato. La nostra impressione è che non si stia facendo abbastanza, anzi che non si stia facendo nulla» attacca Rosa A. che, nel frattempo, ha presentato una richiesta di ricusazione nei confronti del procuratore Corti. Settimana scorsa il Tribunale federale ha risposto: i giudici ammettono che nelle indagini sono stati commessi «errori», ma «non sono un motivo sufficiente» per affidare le indagini a un nuovo magistrato. «Dovremo pagare anche ingenti spese giudiziarie – protesta Rosa – e per cosa? Giustizia non è fatta. In questo modo, è come se mio figlio fosse morto due volte».

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