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BELLINZONA«Qui ci sono anche bambini che hanno subito traumi di guerra»

07.09.16 - 13:35
Alle Scuole comunali nasce la classe di prima accoglienza. La direttrice Leonia Menegalli: «Il fenomeno dell’immigrazione ci impone riflessioni concrete»
«Qui ci sono anche bambini che hanno subito traumi di guerra»
Alle Scuole comunali nasce la classe di prima accoglienza. La direttrice Leonia Menegalli: «Il fenomeno dell’immigrazione ci impone riflessioni concrete»

BELLINZONA - «Abbiamo a che fare con bambini che fino a poco fa vivevano situazioni di guerra. Il fenomeno dell’immigrazione ci impone riflessioni concrete». Così Leonia Menegalli, direttrice delle Scuole comunali di Bellinzona, commenta la decisione di creare nel “suo” istituto, a partire dall’inizio di quest’anno scolastico, una classe di prima accoglienza. Uno spazio, presentato alla stampa questa mattina, dedicato agli allievi che non conoscono l’italiano, ma che soprattutto sono appena arrivati in Svizzera partendo da realtà difficili. «L’operazione – sottolinea la direttrice – è partita già nel corso delle ultime due settimane di agosto. Ufficialmente, invece, è scattata il primo giorno di scuola. E andrà avanti per un massimo di sei settimane». 

Un’idea che parte da lontano - Quella dei bambini alloglotti è una questione sempre più d’attualità. La discussione sul tema in Ticino è esplosa negli anni ’90 con la crisi dei Balcani. E con il conseguente arrivo in Svizzera di centinaia di famiglie immigrate. «Infatti – spiega Menegalli – nel 1994 venne istituita la figura del docente di lingua e integrazione. Da allora le varie scuole ticinesi hanno moltiplicato le iniziative per fare fronte all’ondata di bambini rifugiati con cui, di tanto in tanto, è stata confrontata».

Baby boom - Bellinzona è una città che è alle prese con un vero e proprio baby boom. Attualmente sono circa 1250 i bambini che frequentano la scuola dell’infanzia o la scuola elementare. «Negli ultimi anni abbiamo avuto circa 100 bambini nuovi in più. E nell’ultimo anno abbiamo aperto due nuove sezioni di scuola dell’infanzia».

Accompagnamento - E naturalmente in tutto questo il fenomeno dell’immigrazione gioca un ruolo chiave. «Tra lo scorso anno e quest’anno abbiamo seguito una quarantina di bambini alloglotti. E nel corso del nuovo anno scolastico, ne seguiremo oltre 60». Sette di questi attualmente sono inseriti nella classe di prima accoglienza. «Si tratta di bimbi prevalentemente provenienti dall’Eritrea o dalla Siria. Hanno subito anche determinati traumi. Necessitano quindi di un accompagnamento, prima di essere inseriti, di un sostegno, nelle rispettive classi. E non è solo una questione linguistica. Per alcuni potrebbe essere uno choc essere subito inseriti in un’aula classica».

Sensibilità - Nel 2012 le scuole comunali di Bellinzona avevano istituito la figura del referente interculturale. Un professionista con a disposizione un determinato numero di ore per occuparsi dei bambini stranieri non italofoni e per incontrare anche le loro famiglie. «A Bellinzona c’è sempre stata una certa sensibilità sulla tematica. Adesso abbiamo deciso di andare oltre».


Bisogno di sicurezza - Menegalli entra nei dettagli del nuovo progetto. «A seguire i bambini saranno i docenti di lingua e integrazione. La classe è composta di bambini di tutte le età. Ovviamente lo scopo è quello di fare raggiungere loro al più presto un livello di tranquillità e di sicurezza affinché possano inserirsi nella loro classe di appartenenza. L’ideale è che i bambini in questione frequentino al mattino la classe di prima accoglienza e al pomeriggio la loro classe “normale”».

Un passaggio graduale - Non sempre però questo è possibile. Anche perché alcune situazioni risultano particolarmente complicate. «Il passaggio deve essere graduale – evidenzia la direttrice –. Anche perché alcuni bimbi hanno grandi ferite da curare, e per questo nel corso delle sei settimane nella classe di prima accoglienza hanno anche l’occasione di raccontare le loro storie di vita, e in un certo senso di elaborare i loro traumi confrontandosi con la nuova realtà».

Cambiamenti sociali - Insomma, la nuova iniziativa di Bellinzona dimostra, una volta di più, come la scuola non possa restare indifferente di fronte ai cambiamenti sociali. «La classe di prima accoglienza – conclude Menegalli – è aperta anche ai bambini delle scuole limitrofe, non solo a quelli di Bellinzona. Noi abbiamo un contatto stretto con il Soccorso Operaio. E per alcuni casi interviene anche il servizio di sostegno pedagogico. In futuro sicuramente svilupperemo nuovi progetti».

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