USS lancia un appello alle centrali sindacali nazionali per richiamare l’attenzione sulla questione del dumping in Ticino
BELLINZONA - L'Assemblea dei delegati dell'Unione sindacale svizzera - Ticino e Moesa, riunitasi a Bellinzona l'11 giugno 2016, ha discusso e approvato diverse risoluzioni riguardanti temi centrali a livello cantonale e federale. È stato lanciato un appello alle centrali sindacali nazionali per richiamare l’attenzione sulla questione del dumping in Ticino.
«No a un contratto alibi nel settore della vendita!» - L’assemblea ha preso atto della pubblicazione della proposta di Contratto Collettivo di Lavoro per il settore del commercio del dettaglio. Il testo sottoposto a consultazione dei dipendenti del settore appare insoddisfacente da numerosi punti di vista.
«I livelli dei minimi salariali sono decisamente troppo bassi - ha dichiarato l'USS -. Una retribuzione di 3'200 franchi. lordi per un tempo pieno è semplicemente inaccettabile in quanto non permette di vivere in Ticino!».
Per il sindacato, le protezioni previste contro la frammentazione degli orari di lavoro non sono sufficienti. «Limitare a 12 ore la durata massima di una giornata lavorativa per i contratti uguali o superiori al 50% è una presa in giro verso il personale impiegato in un settore che prevede già un massimo di 13 ore lavorative, visti gli orari di apertura dei negozi». Secondo l'USS le altre misure presentate come migliorative (ad esempio, la limitazione della durata del lavoro a 42 ore settimanali in media annuale o la 5° settimana di vacanza unicamente per il personale sopra i 50 anni) sono «semplici “misure di accompagnamento” al quadro legale già in vigore».
«Il sistema di finanziamento della Commissione Paritetica, che prevede un pagamento più importante (60 Fr. all’anno) da parte di ogni singolo lavoratore rispetto alla sua azienda (che verserà unicamente 50 Fr. ogni anno, indipendentemente dal numero di dipendenti) è un insulto al buon senso e al rispetto del partenariato sociale», conclude l’USS Ticino e Moesa, che si associa alla voce critica già espressa dal sindacato UNIA e denuncia una proposta di CCL «unicamente funzionale a permettere l’entrata in vigore di una nuova legge sugli orari che, a fronte di queste nuove “protezioni”, peggiorerà decisamente le condizioni di lavoro dei dipendenti del settore. In conseguenza, invita i dipendenti del settore a rifiutare questo contratto».
No a un’economia senza regole - L’assemblea ha evidenziato la situazione del mercato del lavoro definendola «sempre più grave e preoccupante: precariato, dumping salariale, degrado del clima di lavoro e non rispetto della dignità di chi lavora continuano ad essere caratteristiche diffuse presso molti datori di lavoro».
L'USS trova insufficiente l'aumento delle sanzioni da 5’000 a 30'000 franchi per i datori di lavoro che manifestamente non rispettano i contratti collettivi di lavoro. Il sindacato crede pure che le misure tendenti a introdurre tasse a carico dei non residenti, nonché l'adozione di contingenti «non risolvono né il problema dei bassi salari, né quello del dumping salariale e sociale».
L'USS si esprime pure sulla bocciatura del congedo paternità. «La maggioranza conservatrice e retrograda del Parlamento mostra il volto del maschilismo e del patriarcato e conferma un clima di restaurazione culturale: che l’uomo vada a lavorare e la donna resti a casa!». L'assemblea si oppone a questa visione della società e auspica che misure incisive per la parità salariale.