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CANTONE«La comunione? Fatela tutti, anche i divorziati»

13.06.16 - 06:07
È l’appello che don Gianfranco Feliciani lancia da qualche tempo nella parrocchia di Chiasso. Un’eresia? «No, seguo il Papa. Finora siamo stati sessuofobici»
«La comunione? Fatela tutti, anche i divorziati»
È l’appello che don Gianfranco Feliciani lancia da qualche tempo nella parrocchia di Chiasso. Un’eresia? «No, seguo il Papa. Finora siamo stati sessuofobici»

CHIASSO - «La comunione? Fatela tutti». È l’invito esplicito che Don Gianfranco Feliciani, da qualche tempo, lancia nella parrocchia di Chiasso. L’ultima volta durante una recente prima comunione. «Sì, la facciano anche i divorziati», ribadisce. Un’eresia? No, un segno di come la Chiesa stia cambiando. E il sacerdote di confine lo dice chiaramente: «Seguo le direttive di Papa Francesco. Finora siamo stati sessuofobici».

Anacronismo - Ancora a inizio aprile il pontefice, nell’ambito dell’esortazione apostolica post-sinodale “Amoris Laetitia”, aveva incitato la Chiesa al discernimento per quanto riguarda la comunione ai divorziati risposati. Ma sentire un parroco ticinese che lancia apertamente il messaggio durante la funzione domenicale è qualcosa di inedito. «Mediamente un matrimonio su due si rompe - ricorda don Feliciani -. Noi non possiamo stare fuori dal tempo, non dobbiamo escludere».

Radicali - Nella Svizzera italiana il concetto si sta piano piano facendo strada. «Io penso che siano in diversi i sacerdoti che hanno la mia stessa visione. Poi forse io sono un po’ più diretto. Certo, c’è anche chi continua a essere radicale. Ma questi preti non rispettano il Vangelo. Gesù ha sempre detto: “Venite a me”. Tutti, indistintamente».

La sfera sessuale - Il sacerdote di Chiasso prova a dare una lettura storica di come la Chiesa ha interpretato il tema fino a oggi. «Finora ha ecceduto in rigorismo. È stata vittima di una sessuofobia occidentale che non porta a nulla. Il divieto sulla comunione, infatti, è solo legato alla sfera sessuale. Ma allora quelli che rubano? O che pagano in nero i propri operai? Loro la possono fare la comunione?»

Scandalo - Don Feliciani più volte in passato ha dimostrato apertura su questioni etiche e morali. E anche stavolta non si smentisce. «Magari uno lotta per tenere a galla il suo matrimonio, ma poi non ce la fa. Perché la Chiesa deve escluderlo? Io sono sempre stato contrario a questo principio. E sono contento che il Papa abbia lanciato un messaggio forte in tal senso. Non sempre una situazione irregolare corrisponde a uno scandalo. Bisogna sempre valutare caso per caso».

 

 

 

 

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COMMENTI
 

mgk 7 anni fa su tio
Dicuamo che ,vedi USA,ce chi e molto e di parrcchio piu sessuofobico o come cavolo si dice

bm51 7 anni fa su tio
Feliciani, va al canvett ca l'è mei.

Panterarosa 7 anni fa su tio
Come sempre Feliciani vuol far la primadonna... chiaramente solo come la pensa lui è giusto ("altri già la pensano come me, ecc.", novello messia, depositario dell'unico modo di seguire il Vangelo). Le direttive tra l'altro ci sono già, e non sono così scontate e assolute come le spaccia il Feliciani in quest'intervista, che vuol solo fare sensazione. Se uno sta facendo un cammino all'interno della Chiesa Cattolica, sarà accompagnato in questo ambito, se no, non dovrebbe nemmeno aver interesse alla comunione (e alle condizioni o meno per riceverla).

Cleofe 7 anni fa su tio
quindi fino ad ora...ci hanno mentito ...

MIM 7 anni fa su tio
Ottimo, non sono mai stato d'accordo a non dare la comunione ai divorziati. Devo però anche dire che molti preti già la danno da tempo.

Cleofe 7 anni fa su tio
Dopo secoli che la chiesa ci ha inculcato il sacramento della comunione da fare SOLAMENTE dopo essersi adeguatamente confessati, pentiti e assolta la pena con preghiere altrimenti dritti all'inferno, ecco che arriva l'illuminazione.

curzio 7 anni fa su tio
"In piedi... seduti... in piedi... seduti... in ginocchio... seduti! Eccovi il croccantino!"

kika1964 7 anni fa su tio
Perfettamente d'accordo, bravo don Feliciani. Pero'...proprio perchè la chiesa dovrebbe essere uguale per tutti, perchè non "obbligare" tutti i sacerdoti a fare questo come ha detto il Papa? CI sono troppe diversità a dipendenza di come la pensa il parroco e questo crea confusione nella gente. Ci dovrebbero essere delle direttive precise e che devono essere rispettate.
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