Secondo lo psicologo Claudio Luraschi, il fenomeno dipende dalla società
GORDOLA - «Il bullismo? Non è un fenomeno che riguarda soltanto l’ambiente scolastico». Esordisce così lo psicologo Claudio Luraschi, da noi interpellato per comprendere meglio un comportamento che anche nel nostro cantone torna periodicamente alla ribalta della cronaca. «In ambito aziendale - continua - si chiama mobbing, in quello militare è invece nonnismo». Ma come si spiega dunque l’esistenza del fenomeno? Secondo l’esperto «il problema vero è che viviamo in una “giungla” in cui vige ancora la legge del più forte. Vita mea, mors tua». E lo psicologo ci parla di un «mondo completamente conforme e conformista, in cui si sente la necessità di differenziarsi, di trovare la propria unicità».
Anche in ambito giovanile c’è dunque una ricerca di unicità?
«Il ragazzo cresce sotto la campana di vetro dei genitori, ma a un certo punto sente il bisogno di differenziarsi. Nella sua vita si tratta comunque di un momento paradossale, perché il giovane si vuole allontanare dalle regole e dai vincoli. Ma poi trova il suo posto all’interno di un gruppo, anch’esso fatto di regole e conformismo».
E i genitori possono fare qualcosa, perché la ricerca intrapresa dai figli non sfoci in bullismo?
«Certo, seguendo delle regole. Ma se in cucina non è sufficiente seguire una ricetta per diventare un abile cuoco, anche per i genitori non basta seguire le regole. Bisogna agire con la giusta misura».
Ma i genitori di oggi sono cambiati?
«Non si può fare un confronto con il passato, perché il contesto è ora completamente diverso, sono cambiati i riferimenti. E proprio a proposito di contesto, è certo che ora ha un ruolo determinante la tecnologia, che permette di fare cose che un tempo ci sognavamo».
Quindi non si può dire che i genitori di oggi sbagliano…
«Assolutamente no. E addossare delle colpe sarebbe folle. Bisognerebbe piuttosto concentrarsi, come detto, sul contesto. La neuroscienza parla di apprendimento per imitazione, quindi si impara da quello che vediamo, in fotografia, in televisione, online. Ci sono adolescenti che passano 4-5 ore al giorno nella propria stanza, sul web. Cosa andranno a vedere?»
Ci parlava di regole da seguire. Ce ne può indicare almeno una?
«Come dicevo, l’adolescente vuole differenziarsi dalla massa per trovare una sua identità. Non possiamo dunque impedire ai nostri figli di abbandonare la campana di vetro in cui, con tutte le buone intenzioni, li abbiamo messi, perché di fatto stanno cercando la loro diversità. L’indagine che stanno compiendo è corretta. Per me più che una regola, è un principio: il valore della diversità».
L'argomento sarà al centro della conferenza "Le 7 regole d'oro per gestire i ragazzi preadolescenti mantenendo virtuoso il rapporto genitori-figli" in programma mercoledì 16 marzo alle 20 nell'aula magna delle scuole medie di Gordola. L'appuntamento è organizzato dalla locale assemblea genitori.