Il presidente della Disti si esprime pure sul referendum: "Il popolo deve avere il diritto a potersi esprimere ogni qualvolta lo Stato vuole introdurre una tassa"
LUGANO - In Germania c'è un detto che recita più o meno così: "il saluto del commerciante è il lamento". ("Der Gruß des Kaufmanns ist die Klage"). Un'espressione che sta a indicare la tendenza dei commercianti a lamentarsi sempre, anche quando gli affari non vanno poi così male. Guai, poi, se arriva lo Stato ad imporre tasse e imposte, come è il caso della tassa di collegamento, recentemente approvata dal Gran Consiglio. "Io non mi lamento mai", ha affermato Enzo Lucibello, presidente dell'Associazione dei Distributori Ticinesi (Disti), riferendosi alla decisione del mondo economico ticinese di promuovere il referendum contro l'introduzione della tassa citata.
La contrarietà di Lucibello a questo "balzello" si fonda su una questione di principio: "Il pericolo che i clienti possano preferire l'Italia ai nostri negozi è un aspetto secondo me secondario. Il punto è che il popolo debba avere il diritto a potersi esprimere ogni qualvolta lo Stato voglia introdurre una tassa", soprattutto se questa tassa è definita dallo stesso presidente della Disti "iniqua e ingiusta".
Eppure in Ticino negli ultimi 25 anni, in nome proprio della necessità di adeguarsi ai tempi e di promuovere attività imprenditoriali votate alla grande distribuzione, si è assistito a stravolgimenti territoriali che hanno inciso in modo significativo sul paesaggio e la vita di migliaia di cittadini in Ticino (vedi il Pian Scairolo, il Piano di Magadino, il Mendrisiotto, soltanto per fare alcuni esempi). Le grandi catene di distribuzione elvetiche come le cooperative Migros e Coop si dichiarano sensibili alla tematica ambientale ormai da anni, anche per ovvi motivi di strategie di mercato. Pochi giorni fa il WWF ha fatto sapere che Migros e Coop sono pioniere in fatto di rispetto per l'ambiente.
Ma ora che si introduce una misura volta a combattere il traffico e l'inquinamento, perché si è innalzato questo muro da parte del mondo dell'economia?
"Siamo contrari perché siamo certi che questa tassa non servirà a ridurre il traffico. Il problema dell'inquinamento atmosferico, poi, non è dato principalmente dalle autovetture in circolazione. Oggi inquinano molto meno. A parte questo, le aziende sono molto sensibili ad un miglioramento della mobilità in Ticino, che si raggiunge attraverso una messa in rete territoriale che deve vedere la partecipazione di tutti gli attori in gioco, a partire dalle aziende e dai suoi collaboratori. Io sono convinto che questa è una tassa che serve esclusivamente per fare cassa e non per diminuire il traffico".
Eppure, come hanno osservato i Verdi del Mendrisiotto, la legge che regola questa tassa di collegamento va a colpire i proprietari dei fondi su cui esistono più di 50 posteggi. Alla fine, però, viene riversata sui dipendenti e la clientela. Lei lo trova giusto?
"Io le rispondo a questa domanda con un'altra: se lo scopo di questa tassa è di ridurre il traffico, se il proprietario del fondo non la riversa sui dipendenti o sui clienti, che effetto deterrente si avrà? E' lo Stato che ha concepito questa legge, con lo scopo di ottenere un effetto deterrente che, sicuramente, non ci sarà".
E come si ottiene, secondo lei questo effetto, in un cantone dove per ogni auto ci sono 1,1 occupanti?
"Attraverso la concretizzazione di progetti di mobilità territoriale, le condivisioni delle auto grazie alla rete e alle applicazioni per lo smartphone. Ci sono molte possibilità e bisogna sfruttarle".
Il Ticino in questi ultimi anni ha investito molto per rendere più fluibile il traffico proprio per agevolare la fruizione da parte dei cittadini dei grandi attrattori di traffico, come i centri commerciali a Grancia o di Mendrisio. A Mendrisio è stata costruita la stazione ferroviaria di San Martino e i lavori per un nuovo svincolo dureranno tre anni. Opere finanziate da tutti i contribuenti...
"Sì, è vero, ma bisogna precisare che lo svincolo di Mendrisio è stato un errore di progettazione e si è dovuti intervenire per forza. E a Grancia, diciamolo pure, l'ente pubblico ha semplicemente dormito per 20 anni. Il mondo è cambiato, siamo più mobili, la popolazione residente in Ticino è cresciuta. Ma l'ente pubblico non ha tenuto conto dell'esigenza di mobilità del nostro tempo. Una volta si lavorava nel Comune in cui si viveva, si tornava a pranzo a casa. Oggi non è più così: ci spostiamo di più, ma le strade sono rimaste come quelle di 20 anni fa. Guardi la Bellinzona-Locarno o l'autostrada Mendrisio-Chiasso".
La soluzione?
"Se vogliamo avere un'economia florida, la politica della mobilità è fondamentale. Dobbiamo incentivare i mezzi pubblici, attraverso modalità nuove. E noi siamo d'accordo a tassarci, ma se in cambio riceviamo una controprestazione. Saremmo d'accordo ad accollarci parte dei costi di realizzazione per assicurare, per esempio, un collegamento migliore da Lamone a Bioggio o da Lugano a Gancia. Se la tassa serve a finanziare una migliore mobilità noi siamo d'accordo. Altrimenti, no".