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CANTONEOltre 400.000 franchi di sussidi: quei libri che nessuno legge

11.09.15 - 07:45
Spesso gli sforzi dello Stato per sostenere editori e lettori non trovano il riscontro del pubblico. 'Colpa' anche della particolare situazione del Ticino
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Oltre 400.000 franchi di sussidi: quei libri che nessuno legge
Spesso gli sforzi dello Stato per sostenere editori e lettori non trovano il riscontro del pubblico. 'Colpa' anche della particolare situazione del Ticino

BELLINZONA - Oltre 400.000 franchi di sussidi pubblici stanziati ogni anno per le pubblicazioni ticinesi. Ma spesso gli sforzi dello Stato per sostenere gli editori (e i lettori) non trovano il riscontro del pubblico. I libri restano sugli scaffali dei negozi o, peggio ancora, nelle cantine degli editori. "Questo fenomeno - spiega Paola Piffaretti, coordinatrice dei Servizi culturali del Cantone - è purtroppo dovuto alla particolare situazione del Ticino. Il nostro bacino d'utenza è molto più limitato rispetto alle altre realtà linguistiche svizzere". 

Cifre - Le statistiche ufficiali indicano che nel 2013 il Cantone, grazie al fondo dell'Aiuto federale per la salvaguardia e la promozione della lingua e della cultura italiana, ha destinato 414.970 franchi all'editoria. Quasi mezzo milione di franchi, considerando anche il contributo di Swiss Los. Nel dettaglio, 276.995 franchi per la pubblicazione di libri, 126.000 per riviste storiche e 11.975 per l'acquisto di pubblicazioni. 
 
I più sostenuti - Spulciando le tabelle dei resoconti annuali del Dipartimento della cultura spiccano i 10.000 franchi per "Il mistero delle incisioni, archeologia rupestre della Svizzera italiana" (Armando Dadò) di Franco Binda o i 10.000 per 'Sotto la linea dell'azzurro, la Via Alta della Verzasca' (Salvioni Edizioni) di Romano Venziani. Tra le riviste, ecco invece gli 8.000 franchi per il bollettino della Società Storica Locarnese, oppure i 12.000 franchi per il numero speciale di Arte e Storia su "Gli svizzeri a Pisa e a Livorno".    
 
Opere di nicchia - Cifre importanti per libri o riviste spesso di nicchia e acquistate da un numero ridotto di ticinesi. La domanda sorge dunque spontanea: il santo vale la candela? È opportuno devolvere somme significative per opere a volte addirittura sconosciute al pubblico di massa? Per Paola Piffaretti la risposta è assolutamente affermativa. "Il nostro obiettivo è quello di aiutare gli editori a ridurre i costi di stampa e di conseguenza ad abbassare il prezzo di copertina. A beneficiarne alla fine è il lettore. Sosteniamo direttamente gli editori. Perché stampare in Ticino purtroppo costa parecchio. Per alcuni libri concediamo di più? Dipende da vari fattori. Ad esempio anche dal numero di fotografie e di immagini contenute nell'opera".

Criteri - Ma con quali criteri sono scelte le opere da sostenere? "Ci avvaliamo di una commissione di esperti che si occupa di valutare ogni singolo caso. Il libro deve essere edito in Ticino o essere scritto da un autore ticinese. Ci sono, tuttavia, anche casi particolari. Possiamo sostenere anche opere scritte da ticinesi ma stampate all'estero. Non necessariamente l'opera deve trattare tematiche legate al Ticino". La maggior parte delle pubblicazioni sostenute, tuttavia, è di carattere storico-geografico. "Ma capita sovente di sussidiare anche romanzi e libri di poesia", puntualizza Piffaretti. Diverso il discorso per le riviste. "In quel caso puntiamo su periodici che abbiano una valenza letteraria e storica, o comunque legata al territorio. È un'esclusiva ticinese. Nelle altre regioni linguistiche lo Stato raramente sussidia riviste". 

Promozione - Sul numero di libri sussidiati non venduti, Piffaretti non ha dubbi. "Dipende anche dalla promozione che viene fatta dagli editori. Noi ovviamente, in sede di valutazione, consideriamo anche il lavoro promozionale che sarà fatto per la specifica pubblicazione. È in base anche a questo fattore che si decide che tipo di cifra stanziare".

Mercato ridotto - Ma c'è anche un altro problema. E che va ben al di là della banale constatazione sulla crisi globale del mondo della lettura. "Un libro prodotto in un cantone francofono può essere letto in tutta la Romandia. La stessa cosa accade per un libro stampato ad esempio a Zurigo. Può essere distribuito in tutti i cantoni di lingua tedesca. Un libro ticinese al massimo lo leggono nel Grigioni italiano. La distribuzione in Italia? Spesso è proibitiva. Comporta un sacco di spese supplementari per l'editore e grossi rischi. Il mercato è dunque più ristretto".   
  
Qualità - Piffaretti conclude con una riflessione importante. "I libri ticinesi, prodotti localmente, costano generalmente di più rispetto ai best sellers internazionali della grande distribuzione. Qualche lettore ogni tanto si lamenta. Ma il consumatore deve sempre ricordarsi che acquistando un libro ticinese si sostengono l'economia, gli editori e gli autori locali. E poi bisogna considerare che se un libro ha ricevuto il sostegno derivante dagli aiuti federali significa che è stato letto e reputato meritevole da una commissione di esperti. E questo è sinonimo di qualità". 

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