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MURALTONell’ex grand hotel: erbacce e vetri rotti (ancora per poco)

25.05.15 - 17:34
A Muralto un investitore pronto a spendere 150 milioni di franchi
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Nell’ex grand hotel: erbacce e vetri rotti (ancora per poco)
A Muralto un investitore pronto a spendere 150 milioni di franchi

MURALTO - Non si vede, ma qualcosa si muove dietro ai vetri rotti del Grand Hotel Locarno, tra le erbacce infestanti e nelle stanze piene ancora del vecchio mobilio (vedi la foto gallery). Non sono (solo) i maleducati che lasciano qua e là lattine vuote di birra, batterie d’auto e altri “ricordini”: c’è dell’altro. Attorno all’albergo abbandonato più famoso del Ticino girano voci, investitori e soldi, tanti soldi.

Tempo di ristrutturazioni, con il Pardo che si avvicina? «Non faremo in tempo per questo festival del cinema e nemmeno per il prossimo» avverte Gianfrancesco Beltrami, legale rappresentante della Hrs Real Estate che ha acquisito il diritto di compera della struttura (per 20 milioni di franchi, si mormora) otto anni fa. Il mese scorso il Tribunale federale ha bocciato un progetto che prevedeva la realizzazione di 18 residenze secondarie all’interno del parco. E ora?

Ora c’è il piano B, quello di una struttura «puramente turistico-alberghiera» a cinque stelle per cui sono in corso trattative top-secret con un investitore «seriamente» interessato: un progetto multimilionario di cui emergono alcuni dettagli. Se la firma ancora non c’è, è questione ormai di settimane. «Le trattative sono in stadio avanzato» conferma Beltrami. «Quanto ai tempi di realizzazione, se tutto procede senza intoppi i lavori dovrebbero concludersi entro tre anni in coincidenza con l’inaugurazione di Alptransit». Il  tutto per un investimento complessivo «tra i 140 e i 150  milioni di franchi».

Mica bruscolini, dunque. Del resto la Hrs è un gigante che vanta appalti dall’aeroporto di Zurigo all’Oms di Ginevra. E anche l'investitore non è proprio un signor nessuno. Il nome rimane segreto, ma si tratta di «un grande gruppo non ticinese attivo nel settore alberghiero a livello internazionale», in grado quindi, conclude Beltrami, di «inserire il Grand Hotel all’interno di un circuito di promozione globale». E di riportarlo agli sfarzi di un tempo.

 

 

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