Cerca e trova immobili

CANTONEOrari di apertura, "fosse soltanto la mezz'ora in più..."

08.05.15 - 16:57
Il segretario di Unia, Enrico Borelli: "Vogliamo una società delle 24 ore all'americana? Allora che la politica abbia l'onestà di dirlo apertamente"
Foto Tipress / Cosimo Filippini
Orari di apertura, "fosse soltanto la mezz'ora in più..."
Il segretario di Unia, Enrico Borelli: "Vogliamo una società delle 24 ore all'americana? Allora che la politica abbia l'onestà di dirlo apertamente"

BELLINZONA - Enrico Borelli è soddisfatto, ma anche sorpreso. Sì, perché delle 9.562 firme consegnate alla Cancelleria cantonale a Bellinzona contro la legge sull'apertura dei negozi approvata dal Gran Consiglio lo scorso marzo, "ben 3.000 sono state raccolte dai lavoratori del settore della vendita".

"I media hanno messo in risalto la mezz'ora in più di apertura dei negozi, ma questo è il problema meno grave. Stiamo assistendo, ormai da oltre 15 anni, ad un'offensiva per deregolamentare tutto il settore della vendita e di tutta l'economia in generale. Ed in questa offensiva a pagarne le conseguenze sono sempre i lavoratori", ha dichiarato un Borelli agguerrito più che mai. "Unia e i lavoratori sono in sintonia. Questa causa è molto sentita e lo dimostra proprio il fatto che tantissime firme sono arrivate dai lavoratori che si vedono deteriorare, anno dopo anno, le condizioni lavorative in un settore dove si passa sempre più spesso da contratti di lavoro a tempo fisso a contratti con orari spezzati 8-20 ore, in cui i dipendenti sono spesso costretti a stare in ballo dalle 7 del mattino alle 7 di sera".

Un altro aspetto che ha sorpreso Borelli riguarda le firme raccolte anche tra i piccoli negozianti, che temono seriamente la liberalizzazione. Essa, infatti, potrebbe mettere in serio pericolo la loro esistenza. "Le liberalizzazioni vanno soltanto a vantaggio dei più forti, ossia della grande distribuzione", spiega il sindacalista che guarda con preoccupazione all'ormai famosa mozione del consigliere agli stati ticinese Filippo Lombardi, che chiede di liberalizzare e armonizzare a livello federale gli orari di apertura dei negozi di apertura dalle 6.00 fino alle 20.00 dal lunedì al venerdì e il sabato almeno fino alle 19.00. "L'estensione degli orari di apertura non crea nuovi posti di lavoro. Questa deregolamentazione non avrà altro che l'effetto di pesare sul personale, che subirà tutto un processo di flessibilizzazione già iniziato che non migliora la qualità di vita, ma la peggiora. Si fa un gran parlare delle esigenze della nuova società ad avere negozi aperti a tutte le ore e della necessità di rispondere al "turismo degli acquisti". Io rispondo che se vogliamo una società delle 24 ore all'americana e che i lavoratori siano considerati della merce bisogna dirlo apertamente ed essere onesti nei confronti del popolo. Tanti salariati vanno oltre confine non perché i negozi in Italia, in Francia o in Germania restano aperti più a lungo rispetto alla Svizzera. Vanno all'estero semplicemente perché costa meno e anche perché, soprattutto in Ticino, tanti lavoratori dipendenti fanno fatica ad arrivare a fine mese perché sono quelli che subiscono di più la crisi. Da 15 anni a questa parte non si fa altro che parlare di liberalizzare, di rendere più flessibile il mercato del lavoro. E da quindici anni non si è nel contempo fatto nulla per tutelare chi queste liberalizzazioni e queste flessibilizzazioni le subisce. E' interessante poi notare che il turismo degli acquisti è esploso proprio nei cantoni in cui la liberalizzazione degli orari di apertura è stata più marcata, ossia Basilea e Zurigo. E' tutta una questione di prezzi, non di orari".

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE