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BELLINZONA"Scene di violenza allucinante alla Commercio"

07.04.15 - 10:28
La denuncia di un giovane ticinese in seguito alla proiezione di una pellicola dai contenuti "forti" alla SCC di Bellinzona durante le giornate autogestite
"Scene di violenza allucinante alla Commercio"
La denuncia di un giovane ticinese in seguito alla proiezione di una pellicola dai contenuti "forti" alla SCC di Bellinzona durante le giornate autogestite
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BELLINZONA - È di un giovane ticinese l'articolo (pubblicato qui di seguito) scritto come critica alla proiezione di un film durante le giornate autogestite alla Scuola Cantonale di Commercio di Bellinzona.

Pellicola, questa, che il giovane non esita a definire "di una violenza allucinate". Il ragazzo pone degli interrogativi alla Istituzioni, alla cittadinanza e a sé stesso, sottolineando il suo senso di smarrimento di fronte a quanto accaduto e chiedendosi se i ragazzi oggi possano dirsi "protetti" tra le mura scolastiche.

Il film - A Serbian Film (Srpski Film) è una pellicola del 2010 diretta da Srđan Spasojević, regista serbo. Il film è stato presentato al South by Southwest, festival musicale e cinematografico di Austin.

Sin dall'uscita ha fatto scalpore e si è attirato molte critiche per la sue efferata descrizione di stupri, atti di necrofilia, e abusi sessuali su minori. Il governo serbo aprì un'indagine ufficiale circa la pellicola per reati contro la morale comune. Il film è stato bandito in Spagna, Portogallo, Francia, Australia, Nuova Zelanda, Malesia, e Singapore, rifiutato in Norvegia, tagliato di circa 19 minuti al montaggio negli Stati Uniti causa censura, e temporaneamente messo al bando in Brasile dove una decisione finale sul film deve essere ancora presa.

La lettera del giovane ticinese:

Sono tempi strani questi; tempi in cui ogni singola persona si ritrova, da un lato consapevolmente ma dall'altro anche inconsapevolmente, impigliata in quella enorme rete di notizie ed informazioni che è la nostra società. Si dice che sia l'era della comunicazione globalizzata, al punto da credere che esista solo ciò di cui si parla e ciò che viene trattato dai media. Tutto il resto è automaticamente una questione che non merita di essere trattata e che non presenta difetti: funziona finché non viene posto sotto i riflettori. Il comune cittadino si ritrova ad abbassare la guardia permettendo la proliferazione di più eventi che in vero sono allarmanti radiografie di una situazione tutt'altro che rosea.

Paradossale, vero? Ci sono problemi solo là dove è appurato che vi siano mentre nel silenzio le cose funzionano a priori. Succede però che alcuni di questi avvenimenti, come si vedrà di natura estremamente ambigua, riescano a venire a galla. Succede per esempio che un ragazzo qualsiasi noti quasi per caso che anche in quella istituzione che il cittadino crede essere sacra, totalmente vigile e responsabile come la scuola pubblica, avvengano invero alcuni fatti inaccettabili che aprono a prospettive inquietanti.

Nello specifico si sta parlando della Scuola Cantonale di Commercio di Bellinzona, istituto che ha contribuito alla maturazione e alla formazione di migliaia di giovani ticinesi. Tale istituto ha concesso, nelle giornate di lunedì 16 marzo e martedì 17 marzo 2015, la realizzazione di un progetto che nel nostro Cantone non è di certo nuovo chiamato "Autogestite". Se il nome non dovesse essere abbastanza eloquente si sappia che questo progetto prevede una serie di giornate, inserite nel normale calendario scolastico, in cui gli studenti (che nel caso in questione hanno mediamente un'età compresa tra i 14 e i 19 anni, si tenga quindi bene presente per ciò che segue che è di ragazzi che si parla) propongono quelle che saranno le attività che verranno svolte nel periodo di "autogestione" permesso dalla scuola.

Nulla di evidentemente negativo fin qui, anzi: l'idea sembra essere ottima e i vari messaggi che teoricamente ne seguono (responsabilità, organizzazione, rispetto, buonsenso, ...) sembrerebbero essere più che validi. Dov'è quindi lo scandalo? Dov'è il difetto? È davvero possibile che la scuola pubblica sia quel luogo sicuro e intoccabile che migliaia di genitori credono essere? Lo scandalo sta nell'assoluta immoralità di alcune di queste "attività". Tra queste attività ha, si capirà presto perché, suscitato profondo turbamento in alcuni ragazzi la proiezione di un film chiamato "A Serbian film". L'articolo non intende entrare, anche per la mancata competenza del sottoscritto, nel merito di cosa sia considerabile arte e cosa invece brutale e folle violenza fine a sé stessa. Tuttavia, checché ne dica il regista, dalla pellicola non passa nemmeno l'ombra del messaggio "anti-sistemico", non un accenno o allegoria (velata o meno) a quella che è la classe politica serba che egli asserisce di criticare. Ciò che avviene in quei 110 minuti di susseguirsi di violenza allucinante (che fa della cruda esposizione senza uno scopo di atti quali omicidio, incesto, necrofilia e pedofilia l'unica chiave di lettura possibile) va a coprire, se mai davvero ve ne fosse stato uno, il messaggio del film, diventando nulla di più che un evitabile ed inutile prodotto specchio di un depravato delirio voyeuristico del regista.

Se questa piccola, ma doverosa, parentesi sull'opera non dovesse essere sufficiente per far comprendere l'inutile scempio a cui i nostri figli, sorelle, fratelli, amici o semplici conoscenti sono stati esposti all'interno di un istituto scolastico senza che questo abbia informato, come da prassi nel caso di ogni altra attività extra, i genitori e/o tutori dei ragazzi, allora basti pensare che tale pellicola è stata bandita, e dunque non vietata "solo" ai minori, in paesi quali Francia, Australia, Portogallo, Spagna, Malesia, Singapore e Nuova Zelanda; in molti altri è temporaneamente in fase di valutazione. Addirittura ben 19 minuti della pellicola sono stati direttamente tagliati negli Stati Uniti d'America e, se ancora non bastasse per rendere partecipe il lettore del prodotto che è stato approvato dalle nostre scuole pubbliche, rifiutato dalla Norvegia.

Si è quindi di fronte a un prodotto diseducativo, un prodotto bandito perfino in molte delle patrie fondatrici della libertà di espressione, un prodotto fuori contesto, non approvato, rifiutato e del quale è stata sconsigliata la visione e da esperti cinefili e da esperti di salute psico-fisica. Tutto questo accade sotto il nostro naso e purtroppo letteralmente sotto gli occhi di giovani e giovanissimi. Accade senza un motivo preciso, viene proposto senza la imperativa preparazione e contestualizzazione politica di cui lo spettatore, specie se ragazzino, necessita per comprendere, se vige, il messaggio del film. I nostri giovani si vedono caoticamente proiettare una serie di atrocità senza fine e il fatto incontestabilmente gravissimo è che tale assurdità avvenga nelle nostre scuole.

Fa, giustamente, scandalo che un conducente guidi a 220 km/h sulla A2 ma quando si tratta di educazione, coloro che asseriscono di essere esperti della materia, meritano forse totale carta bianca? Questo caso non fa certo ben sperare su quella che è la reale ed effettiva capacità delle nostre sedi pubbliche dell'istruzione. Chi ha permesso che tale attività fosse accettata? Chi è responsabile dei futuri adulti di questo Cantone quando i nostri figli varcano la soglia di quelle aule? A chi stiamo affidando i nostri figli? La direzione dell'istituto c'era o non c'era al momento dell'approvazione? In ambedue i casi non ne se ne esce con nulla di incoraggiante. Un immorale esempio, questo, che mostra come il sistema educativo si stia prendendo sempre più delle libertà e concessioni che rasentano l'assurdo. Sinistre vicende accadono in istituzioni di legittimata (fino a che punto?) natura decisionale che agiscono sempre più sull'educazione che i nostri giovani devono avere e ambigue scelte prese in totale silenzio e all'oscuro delle famiglie. In questo marasma di ir/responsabilità e in/competenze l'unica cosa certa rimane l'insicurezza. Funziona davvero l'istruzione?

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