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INTERVISTAUn ticinese alla conquista dell'Ironman in Canada

26.08.12 - 16:33
Jean Marc Cattori, 38enne di Locarno, si racconta poche ore prima della gara
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Un ticinese alla conquista dell'Ironman in Canada
Jean Marc Cattori, 38enne di Locarno, si racconta poche ore prima della gara

LUGANO - “Sono le 4 e mezza del mattino, intanto che mi parli io mangio perché devo fare colazione e sbrigarmi, tra 2 ore circa inizia la gara”. Nonostante la fretta sembra rilassato Jean Marc Cattori, il 38enne di Locarno consulente presso la Basilese Assicurazioni, che, proprio in queste ore si sta preparando per affrontare una prova davvero estrema: l’Ironman in Canada.

“I triathlon sembrano sempre uguali  – ci spiega tra un boccone e l’altro -, ma è tutt’altro che vero. Qui in Canada in ogni caso c’è un grande rispetto per questa competizione e sono fortunato: il clima è veramente ottimo, hanno dato sole con temperature che raggiungeranno i 30 gradi”.

Quindi ti senti pronto. Quali sono le maggiori difficoltà sul percorso canadese?
“La corsa sarà bella tosta. Non è in piano, quindi sarà difficile stare sulle 3 ore e 10/15 minuti, che è poi il tempo che mi ero prefissato. Oltretutto staremo per lo più sotto il sole, a parte l’ultimo pezzo che è un po’ più riparato dalle piante. In ogni caso avrò la fortuna di gareggiare in uno scenario stupendo”.

Qual è l’obiettivo qui in Canada?
“Qualificarmi per i campionati del mondo alle Hawaii (sarebbe la sua quarta volta n.d.r.)”.

Questo è uno sport fisico, estremo, ma anche psicologico. Non potevi giocare a calcio come fanno tutti?
(Ride). Questa è una passione nata quasi per caso, 18 anni fa. In quell’occasione mi rubarono la bici e, mentre ne sceglievo una nuova, per coincidenza incappai in un video in bianco e nero che mostrava le gesta di questi ironman alle Hawaii. Rimasi a bocca aperta. È stato un attimo mettere insieme le due cose. Ho cominciato a 20 anni molto convinto, come con tutte le cose che faccio, e dopo un paio d’anni i risultati non sono venuti a mancare”.

E oggi?
Oggi posso dire di aver raggiunto una certa maturità sportiva. Perché ci vuole maturità per questo sport. Bisogna saper dosare un po’ le forze, capire tante cose e avere la testa. È una gara durante la quale può succedere di tutto e dove devi valutare numerosi fattori. Devi essere in grado, a volte, di sfruttare quelle che possono essere condizioni avverse per altri, come la pioggia, la grandine, per mettere in risalto le tue peculiarità”. 

Immagino ti allenerai tutto l’anno. Come fai a far coincidere il lavoro con l’attività agonistica?
“Ho la fortuna di poter gestire i miei orari. Sul mezzogiorno ritaglio due o tre ore per gli allenamenti e la sera lavoro fino alle 8/9 in ufficio. Poi chiaramente prima della gara l’allenamento si intensifica. Nei giorni precedenti la partenza facevo anche più di 200 chilometri in bici”.

Secondo te a che età si può pensare di affrontare uno sport come il triathlon “super lungo”?
“Non c’è un’età. In ogni caso non troppo presto e comunque si deve procedere per gradi, partendo dal supersprint, passando dall’olimpico, fino alla prova “finale” che è quella appunto dell’Ironman. E un po’ come le auto, si comincia con una macchina di piccola cilindrata prima di imparare a guidare una Ferrari”.

Alimentazione?
Sto attento solo i due giorni prima della gara. Altrimenti mangio costine e risotto. È importante poter godere del piacere di mangiare. Chi per competere comincia a privarsi di questo piacere forse ha sbagliato sport”.

Doping, argomento decisamente attuale…
“È un argomento che mi tocca da vicino visto che fui coinvolto in passato in un caso di doping. Nel 2006, per la precisione, ma sono stato fortunato, ne sono uscito bene. All’epoca assumevo un medicamento per contrastare la caduta dei capelli (in famiglia ci sono casi di calvizie), ebbene, questo farmaco risultava, in dosi maggiori, non una sostanza dopante, ma coprente (di quelle utilizzate per nascondere le sostanze dopanti n.d.r.). In seguito a delle analisi il CONI mi diede 2 anni di sospensione dalle gare, poi ridotti a un anno viste le attenuanti. Hanno capito che era stata soltanto una negligenza, visto che nel sangue era presente nelle quantità che avevo dichiarato. In ogni caso credo che dovrebbero essere intensificati i controlli, soprattutto negli amatori. Quella è una categoria davvero a rischio”.

Il tuo tempo migliore?
“8 ore e 53 minuti, ma è quasi impensabile che lo ripeta in questa occasione”.

Perché?
“Il percorso è difficile, è forse più impegnativo di Zurigo. Però è anche vero che mi sento in forma, vorrei confermare di riuscire a stare sotto le 9 ore… Incrociamo le dita”.

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