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SVIZZERA/TICINO"Ogni centesimo conta". E intanto si accumulano i milioni

05.12.11 - 21:04
Riserve milionarie per le grandi fondazioni svizzere. Ma non in Ticino, dove chi fa beneficenza arranca
archivio Keystone
"Ogni centesimo conta". E intanto si accumulano i milioni
Riserve milionarie per le grandi fondazioni svizzere. Ma non in Ticino, dove chi fa beneficenza arranca

LUGANO - Si sa, sotto Natale si risveglia la solidarietà nascosta in noi e, in un maldestro tentativo di rimediare all'avarizia del resto dell'anno, siamo in molti a metterci il cuore in pace con una donazione a uno dei tanti enti di beneficenza che raccolgono fondi con i nobili intenti più disparati.

Riserve milionarie - Ma sono sempre i nobili intenti a muovere i procacciatori di denaro? Un'inchiesta del Tages Anzeiger tra le fondazioni svizzere ha destato non poco scandalo Oltralpe. Ne risulta infatti che, mentre lanciano costantemente nuove raccolte fondi, molte di queste fondazioni sguazzano tra riserve multimilionarie. La Catena della Solidarietà, per esempio, nel 2010 ha realizzato un utile operativo di 69 milioni di franchi ed a fine anno poteva vantare oltre 140 milioni di liquidità. L'Esercito della Salvezza, dal canto suo, conta ben 226 milioni di franchi di riserve. O ancora il Soccorso d'inverno, che ha in cassaforte 129 milioni di franchi. Anche nell'ipotesi che dovessero interrompersi di colpo le entrate finanziarie, il Soccorso potrebbe andare avanti a coprire le spese correnti per almeno 5 anni. Cifre che fanno impallidire molte aziende private, tra cui multinazionali del calibro di ABB e Sulzer, le cui riserve si esaurirebbero in soli due mesi.

Precauzione necessaria - Come si spiegano cifre superiori nel no-profit rispetto all'industria privata? "Le associazioni di beneficenza non possono essere paragonate alle aziende private", spiega Martina Ziegerer della Zewo al Tages Anzeiger: "Hanno bisogno delle riserve per poter intervenire in caso di emergenze o di calo delle entrate".

Il Soccorso d'inverno giustifica le sue ingenti riserve con la necessità di sostenere la popolazione di montagna "in ogni momento, indipendentemente dall'afflusso di donazioni", come spiega il portavoce Ivo Torelli. "E in ogni caso le nostre riserve sono in linea con le indicazioni della Zewo".

600 fondazioni ticinesi - E in Ticino? Le fondazioni di pubblica utilità sono circa 600 e muovono oltre un miliardo di franchi l'anno. Un settore in crescita, se si considera che nel 2000 le fondazioni erano ancora 410. Ma la crescita sembra limitata al loro numero, non alle loro riserve finanziarie. Abbiamo indagato presso alcuni enti e la risposta è sempre la stessa: "Altro che eccesso di riserve, viviamo nella precarietà."

"Altro che riserve!" - "Noi non siamo una fondazione, bensì un'associazione" esordisce la signora Fullin del Telefono Amico. "Comunque noi abbiamo un capitale di soli 24'000 franchi, che è già stato ridotto per coprire i deficit degli anni passati. Anche per l'anno prossimo sappiamo già che ci occorreranno almeno 80'000 franchi in più per coprire tutte le spese. Se si interrompessero le donazioni, non potremmo andare avanti a lungo."

Situazione perennemente precaria - "Le banche hanno ridotto parecchio i loro aiuti" prosegue Fullin. "Un terzo dei nostri costi sono coperti dal Cantone e da Swiss Los. Il resto sono donazioni private, da singole persone o da fondazioni. Siamo in una situazione sempre precaria. Per noi una piccola spesa in più, anche soltanto un PC, incide molto sul bilancio. E il costo più importante sono le 3 persone stipendiate che abbiamo per garantire il servizio. Il resto è tutto volontariato."

Dimensioni differenti - Discorso simile alla Fondazione Tamagni. La cassiera, Serena Müller, sottolinea che bisogna distinguere le fondazioni ticinesi, che operano in una realtà molto piccola, da quelle citate dal Tages Anzeiger. "È come paragonare il negozio di quartiere con il supermercato delle grandi multinazionali. Per quel che ci riguarda, investiamo subito tutto quello che riceviamo in progetti concreti di prevenzione, per cui di riserve praticamente non ne abbiamo. L'anno scorso abbiamo avuto la fortuna di avere una donazione eccezionale, che è stata in parte accantonata per far fronte a eventuali richieste particolari, ma in genere andiamo avanti giorno per giorno. Abbiamo circa 100'000 franchi l'anno di entrate e altrettanti di spese."

Riserve come previdenza - Alla Lega ticinese contro il cancro ammettono che sì, di riserve ce ne sono, ma "sono indispensabili per garantire la continuità dei nostri servizi", come spiega Alba Masullo. "Un po' di riserve sono indispensabili perché, se un anno abbiamo introiti minori, dobbiamo comunque stipendiare i nostri 14 impiegati, rimborsare le spese del centinaio di volontari e sostenere il migliaio di pazienti che seguiamo nelle loro necessità. Non vogliamo rifiutare un aiuto perché non abbiamo nulla da parte."

Più introiti, più offerta - "Quest’anno chiudiamo con un deficit per cui dobbiamo attingere alle riserve" continua Masullo. "E per fortuna che siamo stati previdenti. Sono un po’ di anni che andiamo avanti così, per cui i fondi in riserva diminuiscono anno per anno. Vorrei anche dire che cerchiamo sempre di allargare la nostra offerta ai pazienti mano a mano che entrano nuove donazioni importanti."

La beneficenza è un business? L'impressione che se ne ricava è che non siamo ancora a questo punto. Le fondazioni sono animate da persone che si impegnano concretamente in favore dei bisognosi, senza interessi personali. Poi, come in tutti gli ambiti, quando le dimensioni diventano troppo grandi, il distacco dalla realtà è fin troppo facile.

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