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TICINOOro alle stelle, ma gli orafi non si arricchiscono

24.08.11 - 13:01
I rincari folli sul metallo prezioso sono un problema anche per chi realizza gioielli. A colloquio con un artigiano di Mendrisio
Tipress
Oro alle stelle, ma gli orafi non si arricchiscono
I rincari folli sul metallo prezioso sono un problema anche per chi realizza gioielli. A colloquio con un artigiano di Mendrisio

MENDRISIO – Da un lato c’è il metallo prezioso, la cui quotazione negli ultimi quattro anni è praticamente triplicata, dall’altra ci sono loro: gli orafi che ogni giorno, con mani d’oro e tecniche forgiate da una sapienza antica, battono lamine e attorcigliano fili sottili sino a ottenere il gioiello.

Un filo, peraltro, unisce questi due mondi, nel senso che la corsa al metallo giallo, come bene rifugio per eccellenza, ha ricadute pure sul prezzo di anelli, bracciali e collane che vediamo luccicare nelle vetrine dei negozi. Ma la relazione, ovvero la tendenza al rincaro, non dovrebbe essere così stretta e automatica come si è portati a credere.

“Il costo della materia prima è diventato un problema anche per noi” conferma Ivan Inauen, maestro orafo e formatore cantonale di apprendisti, con un’attività in proprio avviata da un trentennio nel Borgo. Basti ricordare che dai 15 franchi al grammo del 2007 oggi siamo sopra i 40. Oro e solo oro. Perché poi altri metalli, che poco tempo fa venivano considerati più pregiati, come il platino, hanno di recente subìto l’onta del sorpasso nei grafici delle borse.

“Il rincaro c’è stato, ma questo – prosegue l’orafo – non significa che si debba applicare un aumento folle dei prezzi. Anche perché la produzione artigianale di un gioiello segue altre logiche”. Occorre qui separare quelli che sono i gioielli in serie, “dove il cliente paga soprattutto il marchio” fa notare Inauen, da quelli prodotti da un artigianato che “ha la propria forza nelle mani”.

Un orafo non dovrebbe lavorare mai col pollice sul cronometro. “Noi non fatturiamo le ore a 80 franchi, come avviene per altre professioni. La cifra di riferimento può variare dai 30 ai 40 franchi. Se però un gioiello mi può richiedere anche quattro giorni di lavoro, non posso applicare gli stessi criteri. Altrimenti corro il rischio che alla fine mi rimanga in bottega. La gente pensa che chi lavora l’oro sia ricco. Difficilmente qualcuno fa caso alle spese che dobbiamo assumerci prima di rientrare con una vendita”.

Ad agitare le acque in un settore sotto pressione ci sono poi i cosiddetti “compro oro”. “Questi cacciatori di metallo prezioso sono spuntati come funghi. Spesso – osserva il nostro interlocutore – si tratta di truffatori e furbastri che si improvvisano esperti di un mercato fuori controllo. Il loro obiettivo è fondere subito per ottenere oro fino a 24 carati e quindi soldi da reinvestire nel ritiro di nuovo oro vecchio. È un circolo poco virtuoso. Invece a me preme sottolineare che esistono dei professionisti cui rivolgersi. La differenza si nota anche dal particolare: succede che i furbi si tengano le pietre preziose che erano incastonate nel monile che viene fuso. Un orefice invece le riconsegna al cliente, che in futuro potrà utilizzarle per un gioiello nuovo. Che sarà anch’esso un pezzo unico”.

S.P.

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