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LOCARNOEmozioni o dramma, un documento fa la differenza

06.08.11 - 15:10
Fernand Melger, già regista di Forteresse e in Concorso internazionale con Vol spécial, racconta alla stampa il suo ultimo film che profuma di premio
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Emozioni o dramma, un documento fa la differenza
Fernand Melger, già regista di Forteresse e in Concorso internazionale con Vol spécial, racconta alla stampa il suo ultimo film che profuma di premio

LOCARNO - "Sapete quanti sono gli svizzeri che lavorano all'estero? Circa 700 mila, e sapete qual'è il principale luogo di esportazione della mano d'opera svizzera? L'Africa". A snocciolare questi dati è stato Fernand Melgar, regista del film Forteresse ambientato in un centro di raccolta dei richiedenti l'asilo vincitore nel 2008 del Pardo d'oro cineasti del presente a Locarno, nel Concorso internazionale, con il suo ultimo lavoro: Vol spécial. Cifre, quelle citate, che potrebbero lasciare indifferenti ma che assumono valore se confrontate alle circa 7000 domande di asilo accettate lo scorso anno (circa la metà di esse erano state inoltrate negli anni precedenti) a fronte delle 15 mila richieste inoltrate.

In conferenza stampa si è parlato del film, un documentario di rara forza capace di catturare, indignare e fare riflettere, ma inevitabilmente si è parlato anche di altro. La pellicola verrà distribuita a partire da settembre e sarà accompagnata da un documentario televisivo, ancora in fase di completamento, che racconterà la vita dei protagonisti dalla fine del documentario. "Tra le persone che abbiamo ritrovato, contattato e filmato abbiamo visto cose terribili. Uno di essi al suo rientro in patria è stato arrestato e torturato per 5 mesi per il solo motivo d'aver chiesto asilo alla Svizzera. Le autorità camerunesi avevano i documenti relativi alla domanda d'asilo inoltrata in Svizzera benché questi dovessero essere riservati. Non so come e da chi li abbiano ottenuti" ha spiegato il regista.

"Il film però racconta dei mesi di carcerazione amministrativa ai quali i protagonisti (oltre 6 mila i rimpatri effettuati dalle autorità federali lo scorso anno) sono costretti perché privi di documenti d'identità" ha raccontato ancora Melger che ha poi sottolineato che per coloro che effettivamente avevano commesso dei reati questa carcerazione si somma a quella già fatta per espiare la pena. Una doppia carcerazione che non viene imposta a nessun cittadino elvetico e che rappresenta una poco invidiabile anomalia a livello europeo.

Inevitabile anche parlare dei dipendenti di questa struttura di carcerazione intercantonale. "Ho molto rispetto per i detenuti di Frambois e ne ho anche per i dipendenti della struttura. Sono persone che hanno deciso di fare quel lavoro e che non fanno altro che eseguire il volere del popolo svizzero che ha votato per la costruzione di queste strutture" ha precisato il regista. Un rispetto che nel film si vede nel modo in cui Melgar mostra il loro modo di lavorare e il rapporto con i carcerati da loro chiamati "ospiti". Il disagio che inevitabilmente si prova nell'osservare questi funzionari spiegare con calma, e per alcuni incomprensibile e colpevole distacco, le tappe della procedura di rimpatrio a mariti e padri che vengono separati e sradicati dalla propria vita è, come ha più volte ribadito il regista, il frutto delle decisioni del popolo elvetico. "Io faccio cinema, mostro emozioni" ha detto alla fine il regista. Emozioni per il pubblico, drammi per migliaia di persone colpevoli di non avere un documento d'identità (assicurazione malattia, primo e secondo pilastro e contributi fiscali non contano).

Saul Gabaglio
 

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