Cerca e trova immobili

LUGANOTecnopellet risponde alla CRSI: "La gestissero loro, allora"

20.07.11 - 17:04
None
Tecnopellet risponde alla CRSI: "La gestissero loro, allora"

LUGANO - Quando lo contattiamo, Flavio Cometta, avvocato incaricato dalle AIL di seguire il fallimento della Tecnopellet, (acquistata interamente dalle Aziende Industriali Luganesi) ha appena appreso la notizia che la CRSI Sa ha criticato il fallimento dell’azienda di Giornico, produttrice di pellet, adducendo la colpa a una gestione catastrofica con milioni di franchi pubblici persi del tutto.

Una critica che Cometta spedisce gentilmente al mittente. “La CRSI è un creditore della Tecnopellet che vanta un credito di 300 mila franchi per alcuni impianti acquistati. A fronte di questa pretesa la Tecnopellet ha fatto valere un credito autonomo di 900 mila franchi. La lite riguarda la qualità dell’impianto di essicazione che secondo noi non funziona come dovrebbe funzionare. Sarà poi il giudice a determinare se va saldato il credito di CRSI, o se è fondato il credito fatto valere da Tecnopellet”.

Secondo l’avvocato è chiaro che il creditore cerca di usare decisamente le parole per far valere la sua ragione. “Una forma che io non trovo corretta nel profilo del buon funzionamento della giustizia, è una tesi di parte. La CRSI usa parole che già ha fatto valere in sede giudiziaria, la cui procedura adesso è ferma perché quando viene pronunciato un fallimento si sospendono le procedure,  per poi essere riattivate quando l’assemblea dei creditori si sarà determinata sulla ripresa delle azioni”.

Insomma la polemica nasce da una disputa commerciale tra venditore ed acquirente. Tuttavia  Cometta in maniera ironica è contento che la CRSI si dice capace di gestire la Tecnopellet meglio delle AIL. 
“Dicono che se l’avessero gestita loro,  la società sarebbe andata bene? E allora quando ci sarà la fase di liquidazione fallimentare potranno fare una bella offerta e acquistare le attrezzature per poi provare le affermazioni fatte. Dovrebbero però dire come fanno a vendere un prodotto rincarato del 30% per il cambio euro/franco. Certo, il pellet va bene sul mercato ma dipende dal prezzo però”.

L’ultima considerazione l’avvocato la riserva alle recenti vicende che hanno determinato il fallimento della Tecnopellet. “Purtroppo sono venuti meno sia il reperimento della materia prima da una ditta che lavorava nello stesso capannone di Giornico con netti risparmi sul trasporto sia quello da un altro fornitore anch'esso fallito”. 

Sa. Me.
 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE