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LOCARNOPresentato "Curling", il regista: "Ci siamo ritrovati a girare su un campo di marijuana"

09.08.10 - 16:44
Presentato oggi in concorso "Curling" film canadese. Il regista ha raccontato aneddoti divertenti sulla lavorazione di un film che di divertente non ha proprio nulla
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Presentato "Curling", il regista: "Ci siamo ritrovati a girare su un campo di marijuana"
Presentato oggi in concorso "Curling" film canadese. Il regista ha raccontato aneddoti divertenti sulla lavorazione di un film che di divertente non ha proprio nulla

LOCARNO – Affittare una casa per girare il proprio film e scoprire dopo tre giorni che nel sottosuolo c’è una piantagione di marijuana. È uno dei tanti divertenti paradossi avvenuti durante la lavorazione del film Curling e raccontati dal regista canadese Denis Coté. Il film è stato presentato oggi in concorso, e di divertente non ha nulla. Anzi, è di una violenza psicologica fortissima perchè è la storia di un padre, un po’ burbero ma fondamentalmente buono, che per difendere la figlia 12enne dai mali del mondo, la costringe a vivere in una desolante e fredda campagna perennemente innevata, lontana dal mondo e con pochissimi contatti umani. Negandole perfino l’istruzione scolastica. Ignora, o vuole ignorare, che non bisogna andare molto lontano per conoscere l’orrore. Nel caso di Curling, l’orrore è a pochi metri da casa: la ragazzina scopre tra la neve una decina di corpi morti. Inizialmente resta pietrificata di fronte alla scena e decide di non parlerne a nessuno. Poi quei cadaveri diventano le sue uniche amicizie, protagonisti di un mondo immaginario che per la ragazzina rappresenta l’unica ancora di salvezza di fronte ai silenzi e alle assenze del padre.

“La storia nasce da un fatto di cronaca, relativa a una scoperta di 12 corpi in un campo di mais – ha raccontato il regista  -  quei corpi mi servivano per avvicinare due persone, morte socialmente, al mondo dei vivi”. Una scelta di certo macabra, tanto che la ragazzina arriva a rotolarsi tra la neve accanto ai cadaveri. Ma una scelta tuttavia necessaria. “Grazie a questa scoperta la bambina instaura un nuovo rapporto col mondo, entra nella dimensione dell’immaginazione”  ha evidenziato il regista.  Morti che riportano in vita anche il padre, il quale  inizia a rivedere i suoi severi principi di reclusione dal mondo e finisce per apririsi alla società e soprattutto al curling, “gioco noioso su ghiaccio in cui i canadesi sono spesso campioni del mondo”, ha sottolineato il regista.

Ma i cadaveri non sono l’unica stranezza del film.  In una stanza e in un bagno dell’albergo dove lavora il protagonista vengono ritrovate macchie di sangue ma nessuno avverte la polizia. Trova pure un ragazzino in fin di vita su una strada esanime, ma invece di portarlo in ospedale lo porta in auto e poi si sbarazza del corpo  per paura di essere accusato della sua morte.
Un film di una “violenza sorda” l’ha definito il regista, che finisce per perdersi in un’eccessiva lentezza narrativa smarrendo a volte la bussola di un racconto non privo di momenti intensi.

sa.fe

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