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TicinoCon Moby Dick lavi sempre più bianco

08.08.01 - 09:01
SETTIMANA DELLA CRITICA - L’epopea di un beluga femmina che ha risalito un inquinatissimo Reno nel 1966 - Il film di Stephan Koester, presentato ieri, crea un forte coinvolgimento emotivo
Con Moby Dick lavi sempre più bianco
SETTIMANA DELLA CRITICA - L’epopea di un beluga femmina che ha risalito un inquinatissimo Reno nel 1966 - Il film di Stephan Koester, presentato ieri, crea un forte coinvolgimento emotivo
  • Erik Bernasconi

    Conosci la storia di una balena bianca che si chiama Moby Dick? Alla domanda, per non trasformarsi in novelli Zelig, bisogna rispondere questa volta con una certa cautela. In effetti il film di Stephan Koester La balena bianca (in replica oggi alle 18.30 al Rialto e domani alla stessa ora all’Otello), poco ha a che fare con Melville, John Huston o il capitano Achab. In realtà il documentario si occupa di una vicenda che nel 1966 ha mobilitato l’opinione pubblica in Germania e in Olanda. La storia ha il suo prologo nel bianco, in Canada, dove una femmina di beluga viene catturata per essere trasportata in uno zoo inglese. Durante il trasporto transatlantico una grossa ondata ne favorisce la fuga. Comincia in questo modo un epico viaggio che dal bianco si trasla nei toni molto meno candidi del Reno, giunto a causa del miracolo economico tedesco (padre del rilancio il cancelliere Erhard) a vertiginosi livelli di inquinamento. Gli animali bianchi, da sempre, vengono percepiti dall’uomo come portatori di significati simbolici legati alla loro esistenza. È cosí che il viaggio «salmonesco» del mammifero nel fiume-cloaca comincia ad essere seguito con attenzione spasmodica da pubblico, media, politici e zoologi. Il 15 giugno viene avvistato nel porto di Rotterdam, poi varca i confini tedeschi finché il 18 si trova nel porto di Duisburg, dove nascono le prime intenzioni di cattura. Mancando i mezzi adeguati, i tentativi sono quelli più disparati, da reti da tennis a pistole tranquillanti, e ancora arcieri arpionanti. Ma eroica, e il film la descrive volutamente come tale, Moby non si lascia acchiappare. Nemmeno al suo ritorno in Olanda, quando ormai si trova di fronte al mare aperto, il suo viaggio nel Reno si conclude: una decisa virata, ed eccola rientrare nelle acque fluviali che la porteranno fino a Bonn, dove una seduta parlamentare con tematiche relative alla NATO viene interrotta per ammirare il libero scorrazzare della balena bianca. Solo dopo quattro settimane di nocivi percorsi renani, finalmente Moby si fa salutare a Hook von Holland, il 16 giugno, per far perdere poi le sue tracce. Il film di Stephan Koester aggrega immagini d’archivio ad interviste di oggi, foto e titoli dei giornali ad un 15-20% di spezzoni di fiction - alcuni volutamente modificati per sembrare d’epoca, mentre in altri casi si tratta di riuscite immagini di un’esemplare di beluga. Il percorso è di forte impatto emotivo e si sofferma su alcuni aspetti ecologico-sociali della grande rinascita economica tedesca, non senza introdurre elementi ironici. Notevoli gli inserti coevi di pubblicità dei detersivi, tra i grandi responsabili dell’inquinamento delle acque. E fondamentale anche la colonna sonora, che tra blues d’epoca e Debussy connota l’episodio come una vera epopea, quasi Moby fosse davvero responsabile della nuova coscienza ecologica nata proprio in quel periodo.

    Corriere del Ticino dell'8 agosto 2001

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