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LOCARNOLa natura in chiusura di Concorso

16.08.08 - 12:55
La natura in chiusura di Concorso
di Ugo Brusaporco

Ultimi film in competizione. Dal Canada è giunta una coproduzione con la Francia: StoriOfJen di François Rotger. Ambientato nella incontami­nata natura del Quebec, dove pochi insediamenti umani raccontano le so­litudini. Il film è un western moderno, con protagonisti: un uomo prove­niente dal nulla che mette in crisi due donne; una, ma­dre, che non si è ancora ripresa dal suicidio del marito, l’altra, figlia, che si rifiuta al moderno svendersi delle compagne, ai facili amori, ai vestiti alla moda, all’alcool e alla droga.

L’arrivo dell’uomo turberà questi “equilibri”. Finirà con lei che aspetta un bambino e con lui inseguito tra bo­schi e montagne, in una caccia all’uomo che ha la morte come destino. Ed è una storia vera, come ha spiegato il regista. È un film che descrive un mondo selvaggio al di là dei tempi moderni, forse confuso da questi. Bella la fo­tografia di George Lechaptois.

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Dall’Italia, in coproduzione con Romania e Francia è invece giunto in concorso Mar Nero (foto) di Federico Bondi. « Mar Nero è legato ad alcuni episodi della mia vita: Gemma è mia nonna e Angela è stata la sua badante ». Questa dichiarazio­ne del regista inquadra un film che i produttori delle tv rumena e italiana concordi vendono come un lavoro in grado di mostrare quanto sia sbaglia­to il pregiudizio verso i rumeni in generale. Eppure non è un film sui pro­blemi delle badanti, né sui rapporti tra italiani e rumeni, ma è solo un ri­cordo malinconico e sdolcinato di una nonna bene amata, da parte di un nipotino, Bondi, che scrive vecchio cinema già alla sua opera prima. Ilaria Occhini, in gran forma, offre precisi gesti e respiri teatrali alla Signora Gemma, anziana vedova che alla morte del marito si trova in casa una ba­dante rumena, Angela (una brava Dorotheea Petre), che ha lasciato il ma­rito in Romania. Federico Bondi guida malamente la recita e si lascia tra­sportare da sentimenti ben descritti nei bigliettini dei baci perugina.

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Molto meglio il cinese Liu Mang de Sheng Yan di Pan Jianlin, un regi­sta indipendente che già ha affrontato opere su realtà problematiche, come lo stupro. Qui si interessa alla vendita degli organi. Una questione accentuatasi in Cina con l’incremento della povertà e con un sistema sani­tario corrotto e impossibile per i non ricchi. In conferenza stampa il regi­sta ha spiegato che se un lavoratore medio si ammala non ha altra possi­bilità che morire. Il film presenta un giovane lavoratore, sportivo, innamo­rato, che si ritrova con il padre malato ed è costretto a portarselo a casa. Per avere i soldi necessari alle cure – lui è una persona onesta – non riesce a rubare, così non ha altra possibilità che vendere un rene. Istituzioni e mafia sono d’accordo, lo prendono in giro, non lo pagano e lui tornato a casa dovrà ancora lottare per seppellire il padre. Ben diretto, ben recitato, il film inquieta e convince.

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Come convince l’ultimo film in Concorso: Sleep Furiously di Gideon Koppel. Questa docu-fiction ambientata in una valle gallese è un moderno affresco che con forza reclama il ritorno dell’uomo al vivere con i tempi della natura e a trovare il piacere della cultura. Protagonista del film è un camioncino, una libreria viaggiante, che mese dopo mese raggiunge ogni famiglia ed è testimone delle stagioni che cambiano, degli uomini che in­vecchiano, dei dolci preparati per il tè, dei greggi che riempiono la valle, dei bambini che perdono la scuola perché per lo Stato sono pochi, della scrofa che mette al mondo i suoi maialini.

Un mondo intero che si vuol mettere in soffitta o si vuol venderlo per di­menticarlo. E Koppel, figlio di un pittore ebreo, lo dipinge con classe ed emozione, lasciando allo spettatore una responsabilità enorme: ripensar­lo per ripensarsi. Ci vuole coraggio.

 
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