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A PROPOS DU CINÉMAIl regista belga Luc Dardenne oggi a Locarno. Aki Kaurismäki: «I migliori di questi ultimi trent’anni»

11.08.06 - 07:57
Il regista belga Luc Dardenne oggi a Locarno. Aki Kaurismäki: «I migliori di questi ultimi trent’anni»

di DANIELA PERSICO


Lo ha dichiarato anche Aki Kauri­smäki: «Il loro cinema è l’unico degno in questi trent’anni». E proprio lui li ha chiamati qui a Locarno per presenta­re
Rosetta – la loro prima Palma d’O­ro – unico film contemporaneo nella “Carta bianca” scelta da Kaurismäki. Una presenza importante per il Festi­val che quest’anno ha premiato l’e­mergente cinematografia belga con la presenza di due film in Competizio­ne Internazionale (l’intimista Le der­nier des fous e il film che chiuderà il concorso Ca rend heureux). Cultural­mente diviso, è proprio il Belgio ad es­sere più volte citato da Nicolas Bideau come modello per la cinematografia locale: un cinema che sappia conci­liare sperimentazione e pubblico, grazie ad un nuovo approccio socia­le e etico al mezzo cinema. Precurso­ri di questa nuova ondata (tra i giova­ni da segnalare Joachim Lafosse, già una volta a Locarno con Folie privée)
sono proprio Luc e Jean-Pierre Dar­denne che da anni si occupano di por­tare avanti attraverso la loro piccola casa di produzione, il Collectif Déri­ves, un gruppo di autori che lavora­no ai limiti tra finzione e documenta­rio. Premiati da due Palme d’oro nel­l’arco di sette anni, i fratelli belgi han­no raggiunto nelle loro ultime opere uno stile inconfondibile: unici a met­tere in scena il lavoro, a tematizzare la crisi della paternità e la violenta as­senza d’incontro con l’altro nella so­cietà contemporanea. I loro personag­gi sono monadi solitarie, capaci di portare nomi macchiati di storia (che sia la rivoluzionaria Rosetta o la do­stojevskiana Sonia) sui corpi comuni presi dalle strade del Seraing. E pro­prio in quei paesaggi industriali, il do­cumentarista Jean-Pierre Limosin ha seguito i due registi filmando Le ho­me cinéma des frères Dardenne, una lezione di cinema che permette di scoprire l’estenuante lavoro con gli at­tori e le raffreddate scelte di regia. Pre­sentato oggi e domani a Locarno (ve­nerdì alle 14 e sabato alle 9 al Palavi­deo) il documentario è soltanto uno degli appuntamenti stimolanti della rassegna “A propos du cinéma”, una delle più interessanti aggiunte della direzione artistica Maire. Un modo per indagare il cinema nella sua gene­si, lasciando spazio alla parola dei ci­neasti e in questo caso ai loro gesti e al loro “fare” cinema. E magari sor­prendere “l’altro” di cui il cinema è il più complesso portatore: nello sguar­do ostinato di una giovane donna che lotta per trovare un lavoro che final­mente si apre all’amore, o sollevando lo sguardo dal terreno fangoso verso un incerto fuoricampo.

 


 

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