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TICINOVendemmia 2005, "riconosciuto il giusto agire dei vinificatori"

16.05.06 - 18:00
Lo sostiene il presidente della ATNVV Claudio Tamborini.
Vendemmia 2005, "riconosciuto il giusto agire dei vinificatori"
Lo sostiene il presidente della ATNVV Claudio Tamborini.
BELLINZONA - Le frizioni interne alla Federviti - la Federazione ticinese che raggruppa una parte di viticoltori - stanno sollevando un polverone trascinando nella polemica anche le cerchie connesse alla produzione e distribuzione di vino.

"Altri, al di fuori del ciclo produttivo - si legge in una nota stampa diramata oggi dal presidente della ATNVV Claudio Tamborini - si sentono autorizzati a intervenire, pur senza titoli precisi e nemmeno in possesso di giuste e puntuali informazioni. È il caso dell’Associazione dei consumatori che è entrata nella polemica tenendo cordone alle asserzioni del presidente della Federviti Sergio Monti, secondo il quale nel corso della vendemmia 2005 le aziende preposte alla vinificazione delle uve ticinesi avrebbero agito scorrettamente. Nel mezzo è stata dunque messa la ATNVV – l’Associazione che raggruppa le più significative aziende ticinesi impegnate nella vinificazione e nella vendita di vini – accusata ingiustamente di aver lucrato sulle spalle dei viticoltori. A sua difesa e sostegno ora è giunta la netta presa di posizione della Cantina Sociale di Mendrisio che è uno dei maggiori produttori ticinesi, e di sponda di quattro dei sei presidenti sezionali della stessa Federviti, che di fatto sconfessano il loro presidente cantonale, reo di travisare gli accordi raggiunti in seno all’Interprofessione e di tenere un atteggiamento ingiustificato e inutilmente astioso nei confronti dei vinificatori".

"Il giusto punto alla situazione - continua Tamborini - era già stato fatto in diversi interventi, senza polemizzare più di quel tanto con la controparte, dal presidente della ATNVV Claudio Tamborini. I fatti sono questi: in vista della vendemmia 2005 gli attori impegnati nella filiera del vino, racchiusi nell’Interpofessione, si erano chinati sul problema dello smercio del vino, intaccato dai minori consumi, dall’introduzione del limite delle 0,5 per mille, dalla agguerrita concorrenza estera e da altri fattori. Tutti si erano detti d’accordo di limitare la produzione d’uva, pena l’aggravamento delle scorte di vino invenduto. Il consumo di vino ticinese è infatti stabilizzato da tempo su circa 5 milioni di bottiglie l’anno, vale a dire il prodotto di 50 mila quintali di uva. Una maggiore produzione equivarrebbe a mettere sotto pressione il mercato, con necessità di forzate azioni antieconomiche per tutti, dunque anche con ripercussioni sulla remunerazione dei viticoltori. Nell’accordo siglato si prevedeva di limitare appunto a 50 mila quintali il raccolto di uva Merlot di prima e seconda categoria, quando i pronostici del 2005 situavano la potenzialità del vigneto ticinese attorno ai 63 mila quintali e dunque era lampante il disastro incombente. Per scoraggiare una maggiore produzione e nel contempo per innalzare la qualità dell’uva era stato stabilito con quell’accordo di disincentivare la produzione in rapporto alla superficie vitata, assicurando il ritiro a pieno prezzo unicamente di 50 mila quintali di uva; una eventuale minima sovrapproduzione sarebbe pure stata ritirata dalle cantine, ma a 1 fr. al kg, che equivale a circa un quarto del prezzo stabilito per l’uva sana di prima qualità. Alla prova dei fatti, malgrado le raccomandazioni e gli accordi, nelle cantine sono giunti ben oltre 57 mila quintali, che per effetto dei prezzi stabiliti e computati secondo il preventivo accordo hanno dato un prezzo netto medio di fr. 3,95 al chilo".

"Ora - aggiunge Tamborini - si accusano i vinificatori di aver utilizzato le uve pagate 1 franco per produrre vino poi venduto a prezzo pieno. Ed ecco che qui si innesta la polemica voluta anche dalla Associazione che si professa a tutela dei consumatori, e che avrebbe voluto, come Monti, che le aziende avessero distinto e prodotto vini da vendere a prezzi tra i 5 e i 7 franchi al litro. Ma questo è un falso problema, come dice Claudio Tamborini: “Falso in quanto l’accordo non prevedeva la destinazione precisa delle uve ritirate in eccesso. Lo scopo era quello di disincentivare una sovrapproduzione a favore di una migliore qualità per salvaguardare un mercato sano. Punto. Tutto il resto sono sterili polemiche”. Bisogna ricordare che all’interno delle varie cantine la scelta qualitativa dell’uva in funzione della sua vinificazione viene fatta da sempre e che ad un’uva di qualità corrisponderà un vino di alta gamma mentre buona parte della produzione viene convogliata nella preparazione di vini di qualità media e di pronta beva. “Della produzione di Merlot del Ticino si stima che da alcuni anni ben oltre il 20%, vale a dire oltre 900 mila litri all’anno, vengono venduti a prezzi varianti dai 6,50 ai 7,50 il litro, pur avendo pagato l’uva a prezzo pieno, talvolta superiore a fr. 4,50 il kg” precisa Adriano Petralli, direttore della Cagi Cantina Giubiasco. “E questa logica di fatto vale anche per i vini che usciranno dalla vendemmia 2005 e che il momento sono ancora nelle nostre cantine”".

"Il mutato atteggiamento di gran parte di produttori e membri direttivi della Federviti sorprende la ATNVV? "No certamente - conclude il presidente Tamborini, semmai sorprende il fatto che fino ad ora il loro presidente si sia permesso di disconoscere il buon senso anche della sua base, cioè i coltivatori d’uva coscienziosi, e gli accordi presi con il consenso di tutti. Intanto bando alle chiacchiere: è necessaria compattezza tra noi vinificatori e i seri coltivatori, compresi anche gli hobbisti, con i quali vogliamo intavolare costruttivi accordi per la vendemmia 2006 in un clima sereno”. E della presa di posizione dell’Associazione dei consumatori che vi accusa aver agito scorrettamente “in dispregio al compromesso accettato” e di “realizzare succosi guadagni supplementari” che ne dice? “La considero frutto di acredine, non saprei dire altro. Intanto questi signori non sono informati visto che l’accordo al quale si riferiscono (e che se vogliamo vedere non li concerne) non menziona nessuna condizione per la destinazione del vino. E poi il vino prodotto con la vendemmia in questione, quella del 2005, è ancora nelle botti e sarà messo in vendita solo a partire dal 2007-2008; e a quel tempo si vedrà la sua destinazione e si faranno i prezzi, i quali saranno poi comunque dettati e condizionati dal mercato. La presa di posizione di questa associazione mi sembra dunque più che avventata.”".

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