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LUGANOManca ossigeno nel Ceresio, diversi pesci a rischio

10.02.06 - 17:28
Foto d'archivio
Manca ossigeno nel Ceresio, diversi pesci a rischio

BELLINZONA - La Sezione protezione aria, acqua e suolo (SPAAS) segue da oltre 25 anni, con una regolare attività di monitoraggio, l’evoluzione delle condizioni termiche e dello stato d’ossigenazione delle acque del Ceresio. Negli ultimi due inverni il lago è stato soggetto a una circolazione delle acque particolarmente intensa, provocata dall'andamento climatico molto rigido.

Negli scorsi giorni, le misure effettuate nel bacino nord del Ceresio hanno evidenziato un completo rimescolamento delle acque. Questo fenomeno naturale ha determinato una ridistribuzione  dell’ossigeno - che in gennaio era presente solo nei primi 50 metri - fino alla profondità massima di 288 m. Attualmente, la concentrazione di ossigeno si colloca attorno a 1,2 milligrammi per litro, mentre l’Ordinanza federale per la protezione delle acque del 1998 propone un valore minimo di 4 milligrammi per litro. Un lago in buone condizioni dovrebbe presentare un tenore di ossigeno di circa 10-12 milligrammi per litro con temperature dell’acqua attorno a 5 gradi.

Gli esperti della SPAAS ritengono, tuttavia, che la situazione di ossigenazione potrà presto migliorare grazie all'avvento di un clima più mite, per poi risolversi nella stagione calda. In questa fase è possibile che si manifestino situazioni sfavorevoli per la sopravvivenza di alcune specie ittiche. Alcune segnalazioni sono già giunte ai Servizi cantonali competenti, che seguono con attenzione l’evolversi della situazione. Per quanto riguarda le apprensioni circa la resistenza della fauna ittica, rileviamo che per i salmonidi (trota lacustre, coregone e salmerini) i limiti di ossigenazione sopportabili, alle temperature attuali, sono di 1,5-2 milligrammi di ossigeno per litro. Per questi pesci si possono pertanto prevedere perdite consistenti. La siccità invernale limita considerevolmente anche l’effetto positivo che i fiumi normalmente esercitano con il loro apporto di acque ossigenate. Gli agoni si sono dimostrati particolarmente sensibili a questa situazione.

Per il pesce persico la situazione risulta invece meno precaria, poiché sopporta concentrazioni minime di ossigeno tra 0,8 e 1 milligrammo per litro. Non si ritiene che questa specie subirà danni particolari. Ciò vale, a maggior ragione, per tutte le specie appartenenti ai ciprinidi, le cui esigenze in termini di ossigeno sono ancora più basse. Per valutare quantitativamente l’impatto che questo evento potrà avere sul popolamento ittico nel suo complesso, bisognerà tuttavia attendere gli sviluppi della stagione di pesca nei prossimi mesi.

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