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CONCORSOValeria Bruni-Tedeschi e Bruno Todeschini: una coppia perfetta ma non troppo

10.08.05 - 17:00
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Valeria Bruni-Tedeschi e Bruno Todeschini: una coppia perfetta ma non troppo

LOCARNO - Seppur realizzato da un regista giapponese, il film presenta tutti gli elementi di un’opera cinematografica “made in France”. Stiamo parlando di “Un couple parfait” di Nobuhiro Suwa, film in competizione per il concorso internazionale al 58. Festival internazionale del Film Locarno. La storia è sempre la stessa, quella di una coppia in crisi, interpretata in modo convincente dal duo Valeria Bruni-Tedeschi e Bruno Todeschini.
Una coppia in crisi tenta dunque disperatamente di salvare il proprio rapporto, ormai a due passi dal divorzio. Paradossalmente, la decisione di separarsi e la distanza fisica che si sono imposti permette loro di guardarsi con occhi diversi, e di interrogarsi non tanto sulle cause dei loro problemi, ma sulla volontà ostinata di far perdurare un rapporto giunto ormai all’atto finale.

Vari piani-sequenza allungano a volte la scena. Il regista riprende così delle scene interminabili, lasciando agli attori – come nei film di Claude Lelouch – la possibilità di improvvisare e di lasciarsi andare a conversazioni spontanee. L’effetto prodotto è quello di una maggiore illusione della realtà. L’immobilità della camera e la riduzione all’essenziale dell’azione e dei dialoghi sono scelte registiche ben precise che consentono di mettere a nudo l’essenza della crisi. Ne consegue però un film privo di ritmo e monocorde, e il quadro intimistico della storia e dei dialoghi possono lasciare disinteressato lo spettatore più attento che si sentirà perciò estraneo e non coinvolto in una faccenda privata.  

Il film si presenta in fondo come una scène de genre, un’istantanea sulla crisi di un rapporto. Non si parte mai dalla causa della crisi, ma sempre dagli effetti, qui i battibecchi, i silenzi imbarazzanti, i continui rimproveri e le accuse reciproche, fino ad arrivare alla scena finale nella quale Marie decide di non prendere più il treno che la avrebbe portata lontana dal suo Nicolas. Allo stesso tempo però il finale lascia aperta la questione sul loro rapporto: la coppia si dà un’ennesima possibilità? Incertezza e immaturità da parte della coppia a prendere una decisione difficile ma inevitabile? Desiderio ritrovato? Fatalismo di appartenere all’altro? Allo spettatore spetta dunque il ruolo attivo di trovare un finale congeniale.

Daniele Maira

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