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MARCO SOLARILa parola al presidente su una manifestazione sempre in crescita

03.08.05 - 10:30
Ti Press
La parola al presidente su una manifestazione sempre in crescita

di Paola Pettinati


Festival internazionale del film di Locarno, edizione numero 58. Tutto è pronto per il fischio d’inizio. Fra gli addetti ai lavori si respira quell’aria di leggera euforia tipica di chi ha creduto in un progetto, lo ha sviluppato, si è adoperato per evitare sbavature, per smussare angolature, ha controllato ogni dettaglio, per far sì che gli spiacevoli inconvenienti dell’ultimo momento non vengano a turbare una bella festa.
   Eppure la gioia è offuscata da una vena di tristezza. È la fine di un ciclo. Dopo cinque anni di direzione Irene Bignardi lascia – per dirla come lei – «
per dedicarsi alla ragionevolezza dell’ozio
» . Teresa Cavina la segue a ruota attratta da nuove esperienze lavorative.
   Al presidente del festival Marco Solari abbiamo chiesto di tracciare un bilancio di questa direzione.

   Cosa hanno modificato e cosa lasciano in eredità al festival Irene Bignardi e Teresa Cavina?
« Nella lunga storia del festival ogni direttore artistico ha rafforzato con il suo operato il festival stesso. Così è stato anche per questa bellissima direzione sotto la guida di Irene, durata esattamente un lustro. Irene Bignardi e Teresa Cavina lasciano una manifestazione che ha percorso la strada, peraltro già intrapresa dalle direzioni precedenti, dell’esplorazione, della ricerca, della scoperta dei nuovi territori. E hanno dato un Festival che verrà anche ricordato per il suo impegno sociale, per la collaborazione con le cinematografie dei paesi emergenti, ricordando la proficua collaborazione con la Direzione per lo sviluppo e la cooperazione a Berna: un festival che si è aperto ad altre forme dell’arte e della cultura, e mi riferisco a “ In progress”, un festival sofisticato e nel contempo popolare e curioso
» .

   In poche parole il festival ha continuato sulla strada della tradizione...

   « Certo una tradizione che ha sempre connotato Locarno quale festival libero e diverso » .

   Cosa intende per “ diverso”?
« Locarno non è mai stato come gli altri grandi festival. È sempre andato alla scoperta di quelle che possiamo considerare nuove forze, alla ricerca di ciò che sta nascendo, del cinema che parla per i popoli più lontani del mondo. Questa strada dovrà, almeno nei nostri intenti, essere percorsa anche dalla nuova direzione. Molti, riferendosi a Locarno e utilizzando un gergo sportivo che non mi trova d’accordo, parlano di “ quarto o quinto festival” del mondo. La nostra manifestazione è fuori, o almeno tenta di essere fuori, dagli schemi delle altre grosse rassegne cinematografiche, di Cannes, Venezia, Berlino, forse  anche di San Sebastian. Questi festival hanno sostanzialmente gli stessi scopi, uguali finalità, analoghe ambizioni. Locarno si colloca in un’altra area. Il professor Gianni Canova afferma che Locarno è riuscita bene nell’intento di “ puntare sulla differenza più che sull’identità, sulla contraddizione al posto della coerenza”, sugli “ outsiders” più che sul “ mainstream”, quasi diventando “ un sismografo delle nuove morfologie audiovisive”. Quest’ultima affermazione è un omaggio diretto alla sezione video
» .

   Che caratteristiche dovrà avere secondo lei il nuovo direttore?
« Sono sempre dell’idea, come ho avuto modo di dichiarare alcune settimane fa, che la direzione artistica debba essere affidata a una persona che abbia una visione internazionale e che nel contempo sia pronta ad investire molto nelle relazioni con l’ambiente svizzero e ticinese. Una personalità che condivida pienamente la linea editoriale del consiglio direttivo e del consiglio d’amministrazione e che consideri quindi Locarno, così come è attualmente il caso, un festival dei contenuti e non delle apparenze. Vogliamo un direttore artistico disposto a dare, come i direttori del passato, anima e corpo per la buona riuscita del festival
» .

   La buona riuscita del festival è legata a una buona programmazione. E una buona programmazione richiama un grande pubblico.
   Adesso che hanno chiuso l’hotel Muralto, l’hotel Zurigo e il Beau Rivage mancano circa 300 posti letto.

   Pensa che la minor offerta per gli ospiti sia un colpo al festival?
« Sì, anche se stiamo ottenendo una buona collaborazione con Ascona che vanta una struttura alberghiera di tutto rispetto. E poi dobbiamo pensare ad allargare i nostri orizzonti oltre la regione. Dobbiamo guardare ancor più a Bellinzona, agli alberghi di Lugano
» .

   Andare a dormire fuori Locarno non permette di respirare appieno l’aria festivaliera, quella che lei ha spesso definito “ l’esprit du festival”…
« Certo alloggiare lontano non consente di andare dall’albergo al cinema, dal cinema all’albergo, lavarsi le mani, cambiarsi la camicia, riposare e poi scendere e tornare in piazza. Andare al festival diventa qualche cosa di più impegnativo. Il nostro compito sarà dunque quello di intensificare anche la struttura logistica legata alla mobilità in particolare tra Ascona e Locarno. In questo siamo fortunati perché al nostro fianco abbiamo un ottimo partner come la Posta. La direzione logistica ha proposto inoltre di “ confiscare” il trenino turistico che garantirà agli accreditati di muoversi più tranquillamente e in maniera originale tra Fevi e Ascona e viceversa.. « Ma in questa fase di allargamento dei confini dobbiamo tener conto di due problemi importanti. Un conto è la struttura ricettiva a cui, come accennato, possiamo porre rimedio. Altra cosa invece è “ l’esprit du festival”, quella particolare atmosfera nata nel 1946 intorno al Grand Hôtel per arrivare poi a espandersi alla Piazza Grande: una struttura alla quale soprattutto i nordici sono molto legati. Se veramente l’anno prossimo, alla fine delle celebrazioni dell’ottantesimo del  Patto di Locarno, il Grand Hôtel dovesse chiudere, sarebbe una grossa perdita per la manifestazione e aggiungo per Locarno. Perché con la chiusura del Grand Hôtel non chiudono semplicemente cento o più letti, chiude un simbolo e chiude il cuore storico del festival.
   « Ma il festival deve continuare a vivere e allora ci toccherà coinvolgere maggiormente la regione. Intendo dire che il festival deve espandersi, non più essere la manifestazione di una città, Locarno- Muralto nella fattispecie, ma di tutta una regione. Bisogna che questo festival venga sentito e vissuto anche dai comuni intorno al nucleo storico cittadino. In breve Ascona, Minusio e Losone, ma anche Brissago, Ronco, Orselina, Tenero, Gordola, Brè, le valli devono partecipare più attivamente e diventare pure loro durante la manifestazione città, luoghi di cinema e di festival
» .

   Che cosa si può fare in tal senso?
« Bisognerà approfondire la situazione insieme anche perché lo sforzo finanziario dei comuni locarnesi a favore del festival è notevole. È un dialogo che deve essere portato avanti senza indugi e ritardi, che il sindaco Marco Balerna aveva fortemente voluto e che Carla Speziali continua con decisione. Un primo passo è stato fatto con le decorazioni giallo- nere. Abbiamo decentrato molti ricevimenti, abbiamo migliorato la mobilità, poi sicuramente nasceranno altre idee… L’importante è riuscire a far immergere ancor di più tutta la regione nel clima festivaliero. Un esempio splendido è il cinema all’aperto di Vira nel Gambarogno che da qualche anno ha iniziato una collaborazione fattiva con   Locarno. Io sono convinto che il futuro del festival di Locarno dipenderà molto anche dalla capacità dei locarnesi di unire gli sforzi e superare ogni divisione
» .

   Il 2006 potrebbe essere l’anno della svolta...

   « È stata una politica molto precisa la nostra, iniziata già nel 2000, volta a rendere il festival regionale. Credo che stiamo riuscendo nell’intento e ne siamo fieri » .

   Lei più volte ha auspicato la realizzazione di un palazzetto del cinema
.
   « Il festival è un avvenimento effimero incentrato sui 10 giorni e ha strutture dignitosissime. Abbiamo una piazza stupenda, il Fevi, le diverse sale, non ci manca nulla. Certo che un palazzetto del cinema è il sogno di tutti coloro che hanno daffare con il festival di Locarno. Ma ad essere realisti non è solo al festival che manca un palazzo del cinema, ma è la regione che necessita di una struttura di ampie dimensioni nell’ottica di una politica congressuale e turistica
» .

   Pensa che il Cantone sarebbe disposto a concedere ulteriori finanziamenti per la costruzione di questo palazzetto?
« Sarebbe auspicabile. Ciò che mi sembra impensabile è che dalla somma che ci viene elargita ogni anno noi dirottassimo una parte per costruire un centro congressuale. I mezzi sono necessari, sino all’ultimo centesimo, per organizzare il festival
» .

   È positivo il fatto che il Cantone continui a sostenere il festival...

   «
Tutte le forze politiche sia locali che cantonali ci sono state e ci sono molto vicine. Lo dimostra il fatto che in tempi finanziariamente così difficili, un messaggio di 12 milioni e mezzo ( su cinque anni) è stato approvato in Gran Consiglio praticamente all’unanimità. È una grande prova di fiducia nei confronti del festival da parte dei responsabili politici. È gratificante anche il sostegno accordatoci dalla Confederazione. Berna ha infatti appena rinnovato il suo contratto di prestazioni con il festival per i prossimi tre anni per un ammontare di 3,6 milioni di franchi ( 1,2 milioni all’anno). Ma quello che mi preme sottolineare è che il Cantone è fermamente deciso a far sì che il festival del film resti evento internazionale nella Svizzera italiana. E per far questo mette a disposizione 2,5 milioni di franchi all’anno. Non è certo solo per il gusto di alcuni cinefili che   sostiene la manifestazione. Lo fa perché questo festival ha un’importanza culturale di primissimo ordine oltre che economica, e politica.
   È comunque impensabile che una manifestazione cinematografica di questa portata possa autofinanziarsi
» .

   E i privati?
« È una intensissima collaborazione fatta di stima e di fiducia reciproca. Vale per i numerosissimi sponsor minori ma anche per quelli più importanti. Gli sponsor principali Ubs, Manor, Aet, Swisscom non solo hanno rinnovato il contratto triennale con il festival ma si sono assunti anche, insieme alla Lim e il promovimento economico, la copertura finanziaria parziale dell’acquisto delle nuove sedie. Inoltre ci hanno aiutato, su iniziativa loro, in particolare ticinese, di garantire maggiore glamour al festival. Una somma messa a disposizione ci permette di chiudere il festival con uno splendido fuoco d’artificio di presenze e invitare per un interessantissimo film presentato in Piazza Grande, “ Rag Tale”, dei grandi nomi legati alla pellicola come Jennifer Jason Leigh e Rupert Graves così come la regista Mary McGuckian
» .

   E veniamo alla novità di quest’anno: le sedie in Piazza Grande
.
   « Abbiamo scelto un modello con braccioli e schienale flessibile. Sono sicuramente più confortevoli di quelle vecchie anche se leggermente più strette e offrono dunque un maggior numero di posti a sedere. Sono per la precisione trecento posti in più rispetto a prima » .

   Vista l’instabilità della situazione politica internazionale, è stata prevista qualche misura di sicurezza in più per il popolo del festival?
« La questione della sicurezza esula dalla nostra competenza, è in mano alle autorità di polizia e politica » .

   Però non siete preoccupati?
« Ci si può permettere il lusso di non essere preoccupati? Oggi tutto è diventato più vulnerabile, più difficile» .

 Un’ultima parola sulla direzione artistica uscente 

 « Devo confessare che sono rimasto sorpreso dalla grande forza di volontà di Irene Bignardi e di Teresa Cavina. Partiranno alla fine del festival ma lavorano come se di festival ne dovessero fare ancora altri dieci qui a Locarno. Si impegnano in una maniera incredibile e vanno avanti con coerenza e senza cedimenti. Ammirevole
» .

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