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ANY WAY THE WIND BLOWS24 ore ad Anversa in assoluta libertà

08.08.03 - 11:01
24 ore ad Anversa in assoluta libertà
P rimo lungometraggio del musicista belga Tom Barman ( dEUS, Magnus), Any Way the Wind Blows è un intreccio di non storie e situazioni personali. Ci sono un dj- proiezionista ragazzo padre appena licenziato, la sua ex compagna totalmente inaffidabile, la sua nuova compagna che lavora nel campo dell’informatica e il fratello di lei che è una specie di scienziato pazzo. C’è un amico comune che fa il gallerista, uno scrittore in crisi, due ragazzotti che attaccano manifesti e progettano azioni contro la polizia e infine lo stranissimo Windman, un uomo attorno a cui il vento spira misteriosamente...Persone che non vanno da nessuna parte, non hanno compiti da espletare e che si limitano a esistere nella loro più o meno folcloristica, più o meno surrea- le, quotidianità, quella di una loro giornata qualunque ad Anversa.Ha un bel dire Barman nel dossier stampa che accompagna la pellicola, proposta ieri sera in Piazza Grande in prima assoluta, di aver voluto scientemente evitare di sottostare ai dettami di una rigida sceneggiatura ( peraltro scritta da lui stesso) e di aver volutamente lasciato le situazioni in sospeso, senza risolvere niente o dire qualcosa. Tanto di cappello per l’onestà, ma, benché giocato a carte scoperte, il film trova comunque il suo limite in tutto ciò. Se non si ha un percorso da seguire, è impossibile andare fuori strada: tutto diviene lecito, tutto è assolutamente libero. Per lo stesso motivo però tutto diviene gratuito e non necessario. E alla fine può risultare noioso, soprattutto se si considera la non indifferente durata di oltre due ore. Peccato perché Barman ha numeri per fare qualcosa di più stimolante. Any Way the Wind Blows ha dalla sua accattivanti sequenze visive ( già nei titoli di testa che sembrano investire Windman) e una colonna sonora azzeccata, ben legata alle immagini, che va dal jazz, all’elettronica fino all’acid rock desertico dei Queens of the Stone Age. Soprattutto – benché fini a se stessi – sono i dialoghi ad essere divertenti, a tratti anche spassosi ( come la strenua difesa degli Anni ’ 80 da parte di uno dei protagonisti). Elementi validi che, nonostante la sterilità dell’insieme, avrebbero reso il film adatto al concorso piuttosto che a una proiezione in Piazza. di Fabrizio Coli, CdT
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