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SVIZZERAUn canone solo, per quasi tutti

12.03.14 - 18:39
Chi ritiene di aver diritto all'esenzione dovrà comunicarlo esplicitamente. La revisione entrerà in vigore dal 2018
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Un canone solo, per quasi tutti
Chi ritiene di aver diritto all'esenzione dovrà comunicarlo esplicitamente. La revisione entrerà in vigore dal 2018

BERNA - In futuro il canone radio/tv sarà uno solo - non ci sarà più distinzione tra quello per la radio e quello per la televisione - e dovrà essere pagato da quasi tutti i cittadini. Chi vorrà essere esentato dovrà chiederlo esplicitamente. È quanto deciso oggi dal Consiglio nazionale, che ha approvato, con 105 voti contro 77 e 5 astensioni, la modifica della Legge federale sulla radiotelevisione (LRTV).

 

Lo scopo della revisione - la cui entrata in vigore è prevista per il 2018 - è semplificare il sistema di riscossione, ritenuto oggi troppo complicato: "occorre annunciarsi, bisogna comunicare ogni cambiamento di indirizzo per evitare di pagare due volte il canone; ciò genera malcontento nella popolazione", ha affermato la consigliera federale Doris Leuthard.

 

"Chi si oppone al cambiamento proposto - ha proseguito la ministra delle comunicazioni - ignora completamente il tipo di consumo mediatico che fanno oggi i giovani". Ma ciò non vale solo per loro: "quante persone conoscete che non hanno nessun computer, nessun collegamento a internet, nessun telefono cellulare, nessuno smartphone, nessun tablet e nessun apparecchio di ricezione?", ha chiesto Leuthard ai consiglieri nazionali precisando che perfino i suoi nonni comunicano con i nipotini tramite e-mail.

 

La consigliera federale, e con lei la maggioranza della commissione, avrebbe voluto che nella nuova legge non ci fosse alcuna eccezione, salvo per coloro che ricevono prestazioni complementari AVS/AI. Il sistema previsto dalla minoranza "è troppo caro e troppo complesso", ha affermato Doris Leuthard. Con 103 voti contro 73 e 10 astenuti, la Camera del popolo ha però voluto lasciare la possibilità di non pagare a chi non possiede alcun apparecchio di ricezione di programmi radio/tv.

 

Il numero di persone che non dispone di alcun dispositivo è in costante diminuzione, è quindi possibile fare un gesto in favore di queste persone, ha spiegato Kurt Fluri (PLR/SO). Anche i Verdi hanno sostenuto questa proposta ritenuta essenziale per non trasformare il canone da una tassa a un'imposta. Le economie domestiche che potranno chiedere l'esenzione, inoltre, non saranno più di 20'000, ha affermato Regula Rytz (Verdi/BE).

 

Concretamente, tutti riceveranno automaticamente la fattura del canone a casa, chi non vorrà pagarla dovrà dimostrare di non avere alcun dispositivo di ricezione di programmi radio/tv. In questa definizione non rientrano solo le radio e i televisori tradizionali, ma anche ad esempio gli smartphone, i tablet e i computer.

 

Esenzione - L'esenzione avverrà inoltre solo su richiesta e sarà valida per un periodo limitato nel tempo (5 anni). La proposta di sopprimere questo vincolo temporale è stata bocciata con 111 voti contro 64 e 9 astenuti.

 

L'esonero varrà peraltro solo per le persone fisiche, la possibilità di estenderlo anche alle imprese è stata respinta con 93 voti contro 92 e 2 astenuti (con il voto decisivo del presidente della Camera Ruedi Lustenberger, PPD/LU). Ai parlamentari che sostenevano che così facendo un imprenditore avrebbe pagato due volte il canone - uno per l'economia domestica e uno per l'azienda - la Leuthard ha ricordato che i conti di casa e dell'impresa sono separati, come separate sono le fatture per l'affitto, per il telefono e per le imposte; è quindi normale che sia così anche per la tassa radio/tv. Gabi Huber (PLR/UR) ha poi ricordato che se le imprese fossero esentate, le economie domestiche dovrebbero pagare di più.

 

Il progetto prevede comunque di esonerare le PMI dal pagamento del canone: le aziende con un fatturato annuo inferiore ai 500'000 franchi, che rappresentano circa il 70% di tutta la categoria, non dovranno infatti pagarlo. Per le altre, l'ammontare della tassa sarà calcolata in funzione del giro d'affari, sono previste sei classi tariffarie (da 400 a 39 mila franchi annui).

 

Proposte bocciate - La Camera del popolo ha poi bocciato la proposta di incassare il canone assieme all'imposta federale diretta (IFD). Tale eventualità porrebbe numerosi problemi, anche di equità, considerando che il 30% della popolazione già oggi non paga l'IFD, ha spiegato la Leuthard. La ministra delle comunicazioni ha poi ricordato che alla popolazione non interessa come viene incassato il canone, ma quanto si deve pagare.

 

Respinta, con 117 voti contro 67 e 2 astenuti, la proposta di Rickli di concedere al parlamento la competenza di fissare l'ammontare del canone. Per la maggioranza dando al parlamento la competenza di fissare il tributo si rischia di compromettere l'indipendenza della SSR. "Se vogliamo che i media pubblici siano indipendenti, il loro finanziamento non può provenire dal budget federale", ha sostenuto Roger Nordmann (PS/VD).

 

Pure bocciata - con 131 voti contro 54 e un astenuto - l'introduzione nella legge di un limite massimo di 360 franchi. Questa cifra non permette infatti di raccogliere gli 1,3 miliardi necessari per finanziare il servizio pubblico. Grazie all'aumento delle persone che dovranno pagare il canone, il governo prevede comunque una sua riduzione, da 462,40 franchi a 400 franchi.

 

I deputati hanno in seguito affossato l'idea di impedire alla società che si occuperà di incassare il canone di realizzare utili. "Nessuno è disposto a lavorare gratis", ha affermato Leuthard.

 

Con 96 voti contro 92, il Nazionale ha anche deciso che le decine di milioni di franchi pagati in eccesso dal 2007 tramite il canone - soldi che per differenti motivi non hanno potuto essere versati ai media locali privati - saranno restituiti a coloro che li hanno versati (si tratta di circa 14 franchi per economia domestica o impresa).

 

La minoranza auspicava che le eccedenze fossero destinate alla formazione e al perfezionamento dei giornalisti e alla promozione di nuove tecnologie di diffusione e di produzione televisiva digitale. Per evitare il ripetersi di questo problema, la partecipazione al canone delle emittenti private non sarà più fissata al 4% ma potrà variare tra il 4% e il 5%.

 

Il dossier passa ora al Consiglio degli Stati.

 

Ats

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