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SVIZZERA"Limitare l'immigrazione", l'iniziativa UDC non fa breccia al Nazionale

25.09.19 - 17:27
La bocciatura, per 123 voti a 63 e 3 astenuti, dell'iniziativa era apparsa scontata sin dal primo giorno di discussioni
Keystone
"Limitare l'immigrazione", l'iniziativa UDC non fa breccia al Nazionale
La bocciatura, per 123 voti a 63 e 3 astenuti, dell'iniziativa era apparsa scontata sin dal primo giorno di discussioni

BERNA - "No" all'iniziativa popolare dell'UDC volta a limitare l'immigrazione. È questa la raccomandazione di voto del Consiglio nazionale che ha ultimato oggi i dibattiti su questo dossier, cominciati la scorsa settimana. La bocciatura, per 123 voti a 63 e 3 astenuti, dell'iniziativa (de facto una disdetta "camuffata" della libera circolazione, ndr.), era apparsa scontata sin dal primo giorno di discussioni.

Tranne i democentristi, tutti gli altri partiti erano infatti contrari a questa proposta poiché, a loro parere, mette a repentaglio il benessere del Paese e le sue relazioni con Bruxelles, e, soprattutto, la via bilaterale seguita finora con l'Ue. In molti, tra cui la consigliera federale Karin Keller-Sutter, hanno messo in guardia dal finire come la Gran Bretagna, che non sa più che pesci pigliare a causa della Brexit.

Se per tutti i partiti contrari all'iniziativa è in gioco l'economia della Svizzera, il campo rosso-verde ha insistito molto sull'obiettivo dell'iniziativa di farla finita con le misure collaterali a tutela del mercato del lavoro. I democentristi vogliono insomma tornare ai contingenti ("sistema molto burocratico") riesumando il famigerato statuto dello "stagionale" ("inumano") che vedeva padri e madri separati dai loro figli ed imporre la legge del più forte.

Per l'UDC, invece, avanti di questo passo la Svizzera conterà tra poco 10 milioni di abitanti (adesso 8,5 milioni, n.d.r). Le conseguenze? Strade e infrastrutture sempre più sotto pressione, maggiore inquinamento, paesaggi sfigurati causa della costruzione di nuove abitazioni, problemi con le assicurazioni sociali, perdita di identità.

I dibattiti sono stati interrotti dalla presidente della Camera, Marina Carobbio (PS/TI) alle 12.45, come previsto, quando alla tribuna aveva appeno smesso di parlare l'ultimo degli 80 deputati presenti sulla lista. Le discussioni sono poi riprese verso le 16.00.

La lunghissima sequela di interventi si spiega forse con le elezioni federali dietro l'angolo (si voterà infatti il 20 di ottobre). L'occasione del dibattito su due giorni, soprattutto per chi ambisce ad un altro mandato, era quindi troppo ghiotta per farsi un po' di pubblicità.

Keller-Sutter rassicura il Ticino - Tranne Marina Carobbio, impossibilitata per motivi istituzionali, la settimana scorsa diversi erano stati i deputati ticinesi a prendere la parola. Tutti avevano sottolineato i problemi del Ticino in relazione alla libera circolazione, proponendo però soluzioni opposte per affrontarli.

Oggi la consigliera federale Karin Keller-Sutter ha voluto rassicurarli, esprimendosi in italiano. «Riconosco che in Ticino l'impatto dell'apertura del mercato del lavoro è stato più forte che nella Svizzera romanda. La vicinanza di grandi agglomerati come Milano, Como e Varese e la crisi economica hanno aumentato la pressione. Siamo anche consapevoli che la presenza di manodopera frontaliera è particolarmente forte in Ticino. Negare la pressione sui salari sarebbe irresponsabile», ha ammesso la ministra sangallese.

«In questo ambito - ha aggiunto Keller-Sutter nella lingua di Dante - la collaborazione tra le parti sociali, i sindacati, i datori di lavoro, i cantoni e la Confederazione è fondamentale. Ma l'accettazione dell'iniziativa significherebbe senza dubbio una minaccia per la via bilaterale nel suo complesso e per l'occupazione e il benessere nel nostro Paese a lungo termine. Si correrebbe il rischio di una Brexit Svizzera. Fare questo salto verso l'ignoto sarebbe altrettanto irresponsabile», ha messo in guardia la consigliera federale.

Tocca agli Stati - Se l'iniziativa "Per un'immigrazione moderata (Iniziativa per la limitazione)" venisse accettata dal popolo, le autorità avrebbero un anno per negoziare la fine dell'accordo con Bruxelles. Se non si dovesse trovare una soluzione, il Consiglio federale dovrebbe uscire dall'intesa nel mese successivo.

Il dossier passa ora agli Stati.

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