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SVIZZERAMisure coercitive, nessun aiuto in denaro per i discendenti delle vittime

29.08.19 - 10:43
Il Consiglio federale ha risposto a un'interpellanza di Ursula Schneider Schüttel
Keystone
La consigliera agli Stati friburghese Ursula Schneider Schüttel (PS)
La consigliera agli Stati friburghese Ursula Schneider Schüttel (PS)
Misure coercitive, nessun aiuto in denaro per i discendenti delle vittime
Il Consiglio federale ha risposto a un'interpellanza di Ursula Schneider Schüttel

BERNA - I discendenti di persone oggetto di misure coercitive possono senz'altro contare sulla comprensione delle autorità per le sofferenze patite, ma non su un aiuto in denaro. È la posizione del Consiglio federale, espressa in risposta a un'interpellanza di Ursula Schneider Schüttel (PS/FR).

Per la consigliera nazionale è assodato che anche la vita della seconda generazione di persone discendenti da genitori oggetto di internamenti coatti sia stata spesso segnata dalla precarietà, dalla violenza fisica o psichica o dal fatto di essere messi all'indice dalla società.

Tenuto conto di ciò, la deputata chiedeva al governo se non fosse il caso di destinare anche ai discendenti o congiunti delle vittime parte dei 300 milioni di franchi previsti dal Parlamento, tanto più che tale somma non verrà utilizzata completamente.

Per l'esecutivo - secondo cui certi traumi possono trasmettersi anche ai figli - i discendenti non possono considerarsi vittime dirette dei provvedimenti coercitivi. La nozione di "vittima" nella legge federale sulle misure coercitive a scopo assistenziale e i collocamenti extrafamiliari prima del 1981 (LMCCE) esige che la lesione subita sia diretta e grave.

La LMCCE permette invece a queste persone di farsi consigliare e ottenere aiuto presso un consultorio di loro scelta. Gli interessati della seconda generazione possono anche riunirsi in comunità di interessi per chiedere alla Confederazione un sostegno per progetti di aiuto reciproco.

Più sfumata la situazione per i congiunti. In linea di massima, precisa il Consiglio federale, non possono essere considerati "vittime" ai sensi di legge. Tuttavia, ciò è diverso «quando hanno vissuto essi stessi in condizioni familiari difficili e sono stati direttamente lesi nella loro integrità fisica, psichica o sessuale da una misura coercitiva a scopo assistenziale o da un collocamento».

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