La Confederazione continua a stilare un bilancio positivo del suo contributo di 1,302 miliardi di franchi all'allargamento dell'Ue: «Ha contribuito a ridurre le disparità nell'ex blocco comunista»
BERNA - La Confederazione continua a stilare un bilancio positivo del suo contributo di 1,302 miliardi di franchi all'allargamento dell'Unione europea, il cosiddetto "miliardo di coesione", che ha contribuito a suo dire a ridurre le disparità socioeconomiche nell'Ue estesa a oriente finanziando centinaia di progetti nell'Europa orientale ex comunista.
«Il contributo all'allargamento è un segnale di solidarietà, ma fa anche gli interessi della Svizzera dal momento che grazie ai progetti finanziati vengono promossi numerosi partenariati», si legge nel rapporto annuale appena pubblicato dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) e dalla Segreteria di Stato dell'economia (SECO).
Alla Polonia la parte del leone - Il contributo ai 13 paesi che hanno aderito all'Ue dal 2004, è il risultato della votazione popolare del 2006 con la quale gli svizzeri hanno approvato la legge federale sulla cooperazione con gli Stati dell'Europa dell'Est.
Nella maggior parte dei paesi interessati i progetti sono giunti a conclusione già nel 2017. Il rapporto fornisce le cifre sui milioni di franchi versati a ciascuno di loro. A fare la parte del leone è stata la Polonia, che ne ha ricevuti 489 per 58 progetti. La Repubblica Ceca (38 progetti) ha ottenuto 109,8 milioni, la Slovacchia (23) 66,9 milioni, l'Ungheria (39) 130,7 milioni, la Lituania (8) 70,9 milioni, la Lettonia (12) 39,9 milioni, l'Estonia (18) 39,9, la Slovenia (8) 22 milioni. A due piccoli Paesi non ex comunisti sono andati aiuti decisamente più modesti: a Cipro 6 milioni per 3 progetti complessivi, a Malta 5 milioni per lo stesso numero di progetti.
I finanziamenti di Berna sono tuttora in corso per gli ultimi arrivati dell'Ue - Romania, Bulgaria e Croazia - sui quali si concentra dunque il rapporto 2018. Alla Romania sono destinati 181 milioni per 24 progetti, alla Bulgaria 76 milioni per 15, da condurre in porto entro il prossimo dicembre. Alla Croazia devono andare 45 milioni per 12 progetti da attuare entro la fine del 2024.
La ripartizione degli aiuti è stata definita in funzione del peso demografico e del reddito per abitante dei singoli paesi. La Svizzera ha scelto i progetti da sostenere d'accordo con gli Stati partner, indipendentemente dall'Ue.
Si fa il bis - Il 28 settembre 2018 il Consiglio federale ha proposto di rinnovare, quale segnale psicologico di "buona volontà" nei confronti di Bruxelles, il contributo di coesione, approvando lo stanziamento di altri 1,302 miliardi di franchi nel giro di 10 anni. Buona parte di questa somma dovrebbe essere impiegata nei paesi dell'Est europeo per promuovere soprattutto la formazione professionale, mentre una parte del denaro andrebbe ai paesi del Sud del continente al fine di gestire il problema migratorio.
Il contributo bis ha suscitato accese discussioni, alimentate soprattutto dall'UDC, sulle eventuali condizioni (equivalenza della borsa svizzera, associazione al programma di ricerca Horizon Europe 2021-2027 che succederà a Horizon 2020) da porre a Bruxelles.
Lo scorso 18 marzo il Consiglio nazionale ha approvato la concessione, raddoppiando rispetto agli Stati in novembre, da 190 milioni a 380 milioni di franchi i mezzi da destinare ai paesi, come la Grecia e l'Italia, alle prese con una forte pressione migratoria. Il plenum si è espresso per una versione blanda riguardo alle condizioni da porre, adeguandosi in questo al Consiglio degli Stati, ossia: Bruxelles non dovrà adottare, mettendole in pratica, misure discriminatore nei confronti della Svizzera. Il dossier ritorna alla camera dei cantoni che potrebbe esaminare le divergenze in giugno oppure in settembre.