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SVIZZERA«Il popolo dovrebbe decidere sull'acquisto di jet militari»

02.05.19 - 09:39
Viola Amherd aveva incaricato l'ex astronauta di fornirle un parere esterno e indipendente sul progetto di difesa aerea
Keystone
Claude Nicollier
Claude Nicollier
«Il popolo dovrebbe decidere sull'acquisto di jet militari»
Viola Amherd aveva incaricato l'ex astronauta di fornirle un parere esterno e indipendente sul progetto di difesa aerea

BERNA - Il popolo dovrebbe poter decidere rapidamente sull'acquisto di nuovi aerei da combattimento, ma non sul sistema di difesa terra-aria. È l'opinione dell'ex astronauta e pilota di jet, Claude Nicollier, che in un rapporto presentato oggi ai media raccomanda di scindere il progetto destinato alla difesa dello spazio aereo dal costo complessivo stimato in otto miliardi di franchi.

I diversi studi presentati stamane dalla consigliera federale Viola Amherd, devono fornire a quest'ultima una quadro completo del dossier ereditato dal sul predecessore al dipartimento federale della difesa Guy Parmelin, prima che il Consiglio federale prenda una decisione. Il governo dovrebbe decidere sulla procedura da seguire ancor prima dell'estate. La votazione sul principio dovrebbe tenersi nel secondo semestre del 2020.

Per Claude Nicollier, il rapporto "Future of Air Defence" è solido e rappresenta un'ottima base di partenza. A suo parere, questo documento di quasi 200 pagine andrebbe adottato come "dottrina" ufficiale dell'esecutivo in materia di difesa aerea.

Secondo Nicollier, professore onorario del Politecnico federale di Losanna, il percorso politico scelto dal Consiglio federale dev'essere però riconsiderato. L'anno scorso il governo aveva optato per un decreto di pianificazione che potrebbe essere combattuto mediante referendum per l'acquisto combinato di nuovi jet e del sistema di difesa terra-aria a lungo raggio.

Questa procedura inedita, a dire dell'ex astronauta, ha senso solo se applicata per l'acquisto dei nuovi caccia e non andrebbe estesa all'altra parte del progetto. L'acquisto dei nuovi aerei si prospetta infatti già complicato di per sé dal punto di vista politico, a causa delle reazioni emotive che suscita, come è stato il caso per i caccia Gripen, bocciati in votazione.

Per Nicollier, questa procedura consentirebbe anche di guadagnare tempo. Sul dossier si discute infatti già da 15 anni. Se il progetto Air2030 non potesse essere realizzato nei tempi previsti, ossia entro il 2030, ciò avrebbe conseguenze nefaste sulla difesa aerea e la polizia aerea.

Lo spazio aereo elvetico, al centro dell'Europa, rischia di essere sguarnito, un'eventualità che la Svizzera non può permettersi, ha sottolineato Nicollier. Insomma, bisogna limitarsi all'essenziale e a ciò che è realizzabile.

La conclusione cui è giunto il professore e pilota è in sintonia col parere di diversi partiti di destra: PLR e PPD avevano criticato l'idea di collegare l'acquisto di jet al rinnovo della difesa terra-aria.

Dal momento che i mezzi e i sistemi attualmente in uso si stanno avvicinando all'obsolescenza, Nicollier propende per un rinnovamento totale. Per garantire una difesa globale dello spazio aereo è necessario puntare all'acquisizione di una quarantina di aerei con un ritiro graduale dell'F/A-18 e dell'F-5 Tiger.

Il sistema di difesa terra-aria potrebbe coprire circa 15 mila km2, una superficie pari all'Altopiano svizzero. Con una quarantina di velivoli a disposizione avremmo un buon equilibrio e la difesa dello spazio aereo sarebbe garantita, ha detto. Gli esperti stimano i costi per questa soluzione in 9 miliardi, uno in più del Consiglio federale. La fattura finale dovrebbe tendere piuttosto verso la somma più elevata.

Dal canto suo, incalzata dai media, la ministra delle difesa Viola Amherd ha affermato di volersi attenere al quadro finanziario stabilito, precisando tuttavia di non poter anticipare al riguardo la decisione del Consiglio federale, che dovrebbe esprimersi già nelle prossime settimane.

Un altro aspetto sensibile del dossier riguarda gli affari di compensazione. Secondo le disposizioni del Consiglio federale, le imprese straniere con le quali verranno firmati dei contratti di acquisto dovranno compensare il 100% del valore di quest'ultimi mediante appalti concessi a ditte elvetiche.

Nel suo rapporto sull'argomento, l'ex direttore del Controllo federale delle finanze, Kurt Grüter, si è detto scettico nei confronti di questo meccanismo che a suo parere viola il principio della libertà di commercio e di industria. Per l'esperto sono rilevanti solo i casi di compensazione diretta e i casi di compensazione indiretta relativi alla tecnologia e all'industria della sicurezza.

Inoltre, a suo parere una compensazione integrale non è fattibile. Con un volume di 6-7 miliardi di franchi, sarebbe più realistico fissare gli affari di compensazione diretta al 20% e quelli indiretti al 40%. L'esempio del Gripen dimostra che la partecipazione diretta delle industrie elvetiche è difficile da realizzare.

Per aumentare l'efficacia della compensazione, la durata dovrebbe essere limitata a due anni dopo la scadenza del contratto. Per l'acquisto degli F/A-18 era stato fissato un termine di 10 anni.

I Paesi e i produttori presi in considerazione dalla Confederazione per il nuovo aereo da combattimento sono: Germania (Airbus Eurofighter), Francia (Dassault Rafale), Svezia (Saab Gripen E) e Stati Uniti (Boeing F/A-18 Super Hornet, Lockheed-Martin F-35A).

Tra aprile e maggio, gli aerei in lizza terranno i primi test nei cieli svizzeri, partendo e atterrando dall'aeroporto militare di Meiringen, nell'Oberland bernese, e da quello di Payerne (VD).

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