Ne è convinta la Commissione di politica estera degli Stati, che si esprimerà sul tema solo quando il Consiglio federale presenterà un messaggio alle Camere
BERNA - L'accordo istituzionale tra la Svizzera e l'Ue corrisponde in larga misura agli interessi della Svizzera, tuttavia la Commissione di politica estera del Consiglio degli Stati (CPE-S) si pronuncerà definitivamente sull'intesa solo dopo che il Consiglio federale sottoporrà al Parlamento un messaggio sul tema. In nessun caso, però, Berna dovrebbe modificare la sua legislazione circa gli aiuti sociali, l'espulsione dei criminali stranieri e le disposizioni sul domicilio permanente.
Oltre a ciò, le misure di accompagnamento volte a proteggere i salari andrebbero preservate e precisate ricorrendo a nuovi negoziati o mediante una dichiarazione politica ad hoc.
La commissione, precisa una nota odierna dei servizi parlamentari, crede che per ottenere il consenso dalla popolazione, qualora l'accordo fosse sottoposto al popolo, il Consiglio federale dovrebbe chiarire unilateralmente sul piano politico interno le questioni che possono essere risolte nel quadro legislativo elvetico attuale, e come intende integrare «regolarmente e per tempo il Parlamento e il Popolo nel processo del recepimento dinamico del diritto dell'UE per mezzo di una legislazione nazionale specifica».
Salari e aiuti statali, più precisazioni - Parallelamente, il governo dovrebbe precisare con Bruxelles - mediante nuovi negoziati, un protocollo aggiuntivo o una dichiarazione politica congiunta - tre aspetti: il mantenimento di misure di accompagnamento efficaci; il campo di applicazione dei principi relativi agli aiuti statali e le loro ripercussioni a livello di Confederazione, Cantoni e Comuni; l'esclusione di qualsiasi forma di recepimento automatico della "Direttiva relativa al diritto dei cittadini dell'UE".
La CPE-S giudica «molto problematico» infatti delegare le decisioni riguardanti il recepimento - parziale o totale - di questa direttiva a un organo giurisdizionale (corte di giustizia europea, per esempio), poiché tali questioni possono essere regolamentate soltanto a livello politico.
Aiuto sociale, criminalità e domicilio off-limits - Circa quest'ultimo aspetto, secondo la CPE-S non dovrebbero essere recepite le disposizioni della direttiva concernenti il diritto all'aiuto sociale delle persone entrate in Svizzera grazie alla libera circolazione ma che non vi hanno esercitato un impiego retribuito, l'espulsione dal paese per motivi penali e le disposizioni sul domicilio permanente.