La Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati invita il plenum a respingere la mozione di Fabio Regazzi
BERNA - I terroristi islamici, con passaporto estero, presenti in Svizzera non vanno espulsi verso i rispettivi paesi di origine se rischiano di essere torturati oppure uccisi. Ne è convinta la Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati (CIP-S) che invita il plenum a respingere una mozione di Fabio Regazzi (PPD/TI), accolta dal Consiglio nazionale per 102 voti a 73 lo scorso settembre.
Una minoranza della CIP-S, indica una nota odierna dei servizi parlamentari, ritiene insoddisfacente l'interpretazione così restrittiva del divieto di respingimento che non consente di espellere nemmeno i terroristi.
Per la maggioranza, invece, la Svizzera non deve trasformarsi in un aguzzino. Inoltre, la CIP-S ha preso atto dei progetti normativi in corso del Consiglio federale che prevedono l'adozione di nuove misure preventive di polizia per la lotta al terrorismo.
In questo contesto saranno esaminate anche misure contro persone condannate in relazione ad atti terroristici e che, anche dopo aver scontato la loro pena detentiva, continuano a rappresentare un rischio per la sicurezza del Paese, ma che non possono essere espulse a causa del divieto di respingimento.
Nel corso del dibattito alla Camera del popolo, il deputato PPD aveva criticato il governo, secondo il quale certe espulsioni non possono essere eseguite per motivi di sicurezza, facendo così passare in secondo piano la vita dei cittadini onesti.
La consigliera federale Simonetta Sommaruga aveva ammesso che vi sono persone considerate pericolose residenti in Svizzera, anche dopo aver purgato una pena detentiva. La loro espulsione può anche essere ordinata qualora il Paese di origine sia considerato poco sicuro, aveva aggiunto.
Tuttavia, aveva aggiunto l'ex responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia, l'amministrazione federale deve tenere conto anche del principio internazionale, presente nella nostra Costituzione federale, del non respingimento, secondo il quale una persona non può essere allontanata verso il Paese di provenienza se rischia di essere torturata oppure di essere sottoposta a pene draconiane.