La Legge, abrogata nel 1998, era stata riproposta da una mozione del consigliere nazionale Daniel Fässler: «Avevano garantito la quiete nel nostro Paese in questo settore»
BERNA - L'obbligo di autorizzazione per la partecipazione di oratori stranieri a manifestazioni politiche in Svizzera, abrogato nel 1998, non va reintrodotto. È quanto ha deciso per 6 voti a 4 e un astenuto la Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati (CIP-S).
Il 19 settembre scorso, il Consiglio nazionale si era pronunciato a favore della mozione del consigliere nazionale Daniel Fässler (PPD/AI) per 90 voti a 85 e 3 astenuti. Secondo Fässler, le disposizioni abrogate avevano dato buona prova per decenni, garantendo la quiete nel nostro Paese in questo settore.
A suo avviso, la dimostrazione di decine di migliaia di sostenitori del presidente turco Recep Tayyip Erdogan nel 2016 a Colonia e l'intenzione degli organizzatori di dare la parola a politici turchi ha suscitato scalpore nell'opinione pubblica tedesca.
Queste comparse sono poi state proibite con una sentenza della Corte costituzionale federale. Secondo l'autore della mozione, la Svizzera farebbe bene a premunirsi contro tali situazioni tornando a vietare i discorsi di oratori politici stranieri a manifestazioni politiche.
Per la CIP-S, invece, un divieto è sproporzionato. Per la maggioranza della CIP-S, precisa una nota odierna dei servizi parlamentari, le autorità dispongono già di mezzi legali a sufficienza, per esempio a livello di diritto degli stranieri, per impedire a stranieri non residenti di pronunciarsi in pubblico quando è in gioco la sicurezza interna ed esterna del Paese. Un divieto generalizzato, come quello proposto dalla mozione, rappresenterebbe una restrizione esagerata della libertà di espressione.