Il consigliere federale vodese Guy Parmelin è passato a capo degli Affari economici. Ma dovrà avvalersi di un interprete.
BERNA - Finché ha guidato il Dipartimento della difesa, se l'è cavata con il francese. Ma adesso che Guy Parmelin è stato nominato ministro dell'economia, le sue difficoltà con la lingua di Shakespeare potrebbero diventare una «debolezza diplomatica» secondo alcuni. Il vodese è atteso alla prova in India, Vietnam e Malesia, paesi con cui la Svizzera dovrà negoziare a breve possibili accordi di libero scambio. Le trattative si svolgeranno per la maggior parte in inglese.
Lo stesso Parmelin non ha mai fatto segreto del suo problema. «I can English understand but je préfère répondre en français» ha dichiarato tre anni fa. All'annuncio dell'arrocco tra dipartimenti, lunedì, il ministro ha precisato però di sentirsi «tranquillo» nella comprensione scritta e orale.
Secondo il “cacciatore di teste” Frank Zwicky non è sufficiente: «Parmelin avrebbe difficoltà a trovare un impiego di primo piano a livello internazionale, nel settore privato». L'ex diplomatico Tim Guldimann (Ps) concorda: per un governante, sarebbe auspicabile poter comunicare direttamente con chi prende le decisioni. «Con un interprete è molto più difficile costruire un rapporto di fiducia». L'esperto di traduzione Han Yan invece spezza una lancia: avvalersi di interpreti è «perfettamente normale» per i funzionari di alto livello: «Non ho mai sentito la Merkel parlare francese».
Dal Dipartimento della difesa arrivano notizie rassicuranti: Parmelin – spiega un portavoce – in realtà ha già condotto discussioni bilaterali in inglese, in passato, senza l'aiuto di un interprete. All'occorrenza, in futuro potrà ricorrere sempre al francese, che resta molto utilizzato nella diplomazia.