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SVIZZERAEsportazioni di armi, la raccolta firme può cominciare

11.12.18 - 12:03
La Cancelleria federale ha esaminato il testo dall'iniziativa e l'ha pubblicato oggi sul Foglio federale
Keystone
Esportazioni di armi, la raccolta firme può cominciare
La Cancelleria federale ha esaminato il testo dall'iniziativa e l'ha pubblicato oggi sul Foglio federale

BERNA - In futuro Parlamento e popolo devono potersi esprimere sulla vendita di materiale bellico e le norme in tal senso devono essere ancorate nella Costituzione. È quanto richiede l'iniziativa di rettifica contro le esportazioni di armi verso Paesi in guerra civile, lanciata oggi a Berna.

Il testo è stato esaminato dalla Cancelleria federale, che l'ha pubblicato sempre nel corso della giornata odierna sul Foglio federale. La raccolta delle firme può dunque iniziare e scadrà l'11 giugno 2020. «Siamo fiduciosi che riusciremo a trovare in fretta le necessarie sottoscrizioni», ha detto Lewin Lempert, segretario del Gruppo per una Svizzera senza Esercito (GSsE).

L'iniziativa, hanno spiegato i promotori davanti ai media, vuole impedire l'esportazione di armi in direzione di Stati che violano sistematicamente e in modo grave i diritti dell'uomo.

Dopo l'inasprimento del 2008 a causa di un'iniziativa popolare del GSsE che mirava a vietare le esportazioni di armi, dal 2014 su mandato del Parlamento, il Consiglio federale ha ammorbidito le norme in materia. Le vendite all'estero sono impedite solo nel caso di un alto rischio di utilizzo del materiale nell'ambito di violazioni dei diritti umani.

Stando ai critici, questo allentamento è incompatibile con la tradizione umanitaria della Confederazione e ne mina la credibilità. Attualmente, è l'esecutivo a decidere la politica svizzera sull'argomento. Negli scorsi mesi, l'annuncio del governo di autorizzare, a determinate condizioni, le esportazioni verso i Paesi in guerra civile al fine di rafforzare l'industria elvetica degli armamenti ha suscitato aspre critiche. A seguito di questa forte opposizione, questo progetto è stato abbandonato a fine ottobre.

Tuttavia, nonostante tale rinuncia, l'"Iniziativa di rettifica" è stata comunque lanciata, in quanto punta a modificare la Costituzione non solo per impedire una nuova distensione delle norme, ma anche per correggere quanto deciso nel 2014. I promotori del testo hanno specificato che lo scopo non è quello di introdurre un divieto totale, bensì il rispetto di alcune "linee rosse" da non oltrepassare.

Il presidente del PBD e consigliere nazionale glaronese Martin Landolt ha affermato che i principi sulle esportazioni di materiale bellico sono importanti perché posizionano Berna sulla scena internazionale e definiscono i valori che essa difende. A suo avviso, in democrazia diretta è necessario un dialogo con i cittadini su questioni così delicate.

L'iniziativa, ha continuato Landolt, potrebbe essere ritirata se il Consiglio degli Stati accogliesse una mozione del PBD affinché i criteri definiti nell'ordinanza sull'esportazione di materiale bellico vengano inclusi nell'omonima legge, il che li renderebbe attaccabili mediante referendum. La scorsa settimana però, la Camera dei Cantoni ha deciso di rinviarla in commissione. Stesso destino per una mozione sul rafforzamento dei controlli, depositata dal "senatore" Raphël Comte (PLR/NE).

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