Il Consiglio federale starebbe pensando ad una variante transitoria per guadagnare tempo sull'accordo quadro
BERNA - Oggi sapremo qual è la posizione del Consiglio federale in merito all'accordo quadro. Ieri Bruxelles ha lanciato il suo ultimatum a Berna: in caso di approvazione il principio d’equivalenza della borsa svizzera sarà prorogato di due anni. Quest’ultima invece decadrà qualora il Governo elvetico dovesse rispondere picche all’Ue.
Secondo quanto riferisce oggi il Blick, tra le mura di Palazzo federale starebbe però maturando un nuovo scenario. Un “Piano C” (come Cassis) che dovrebbe servire a guadagnare tempo con Bruxelles, posticipando ogni eventuale decisione a non prima del 2020. Berna si trova infatti nell'impasse di non poter né accettare subito quanto richiesto dall’Ue, né di poter sbattere la porta in faccia a Bruxelles.
L’intenzione sarebbe quindi quella di sottoporre l’esito delle discussioni e dei confronti all’interno del Consiglio federale alle Commissioni della politica estera (rispettivamente del Nazionale e del Consiglio degli Stati) e possibilmente anche ai singoli Cantoni.
In quanto parte del processo democratico, Bruxelles - secondo le fonti citate dal quotidiano - non si opporrebbe a questa variante che anzi, sarebbe recepita come una vera e propria entrata in materia, garantendo alla Svizzera la proroga di due anni dell’equivalenza borsistica.