Nonostante le numerose recenti sconfitte elettorali, il suo presidente Martin Landolt non nasconde le future ambizioni: «Nel 2019 vogliamo superare il 10%»
ZURIGO - Fondato il 1° novembre 2008 a Glarona, il Partito borghese democratico (PBD) ha festeggiato oggi il suo decimo anniversario a Zurigo. Nonostante le numerose recenti sconfitte elettorali, il suo presidente Martin Landolt non nasconde le ambizioni per le federali del 2019: l'obiettivo è quello di superare il 10%.
Il futuro del PBD, presente in 16 Cantoni, resta però incerto. Stando al barometro SSR del 4 ottobre, attualmente raccoglie il 3,2% delle intenzioni di voto, percentuale in calo rispetto al 2015.
Landolt intende lasciare la propria carica a inizio 2020, dopo le federali. Interpellato dal programma Forum, sulle onde della RTS, il consigliere nazionale glaronese si è detto fiducioso, in quanto i prossimi dieci anni si annunciano più tranquilli. «Troveremo una nostra base» di elettori, ha affermato, aggiungendo che il PBD deve sostenere le riforme e contribuire a trovare soluzioni.
La formazione politica ha visto la luce in seguito al terremoto del 12 dicembre 2007, quando il consigliere federale UDC Christoph Blocher non viene rieletto dall'Assemblea federale, che gli preferisce la consigliera di Stato grigionese Eveline Widmer-Schlumpf, pure democentrista, presente anche lei oggi in riva alla Limmat per le celebrazioni.
L'UDC reagisce allora escludendo la propria sezione retica, la quale, sei mesi dopo, fonda un partito chiamato in un primo tempo Bürgerliche Partei Schweiz, allora reso in italiano con partito svizzero dei cittadini o partito borghese svizzero.
Un anno più tardi una scissione si produce anche nell'UDC del canton Berna. Alcuni eletti, sostenitori del loro consigliere federale Samuel Schmid, creano la Bürgerlich-Demokratische Partei, che sarà il marchio della formazione svizzera.
Il PBD si profila come un partito di centro che intende distanziarsi da quello che definisce il populismo dell'UDC. Nei primi cinque anni di esistenza, lo schieramento aveva sorpreso i politologi, ottenendo 88 seggi nei Gran Consigli e, in occasione delle elezioni del Consiglio nazionale dell'autunno 2011, raccogliendo il 5,4% dei consensi.