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SVIZZERABorsa svizzera: «Qual è il piano B se non c’è equivalenza?»

01.10.18 - 09:30
Giovanni Merlini ha interpellato il Consiglio federale per «mantenere alta la pressione affinché eviti scaltri colpi bassi da parte dei nostri partner internazionali»
Keystone
Borsa svizzera: «Qual è il piano B se non c’è equivalenza?»
Giovanni Merlini ha interpellato il Consiglio federale per «mantenere alta la pressione affinché eviti scaltri colpi bassi da parte dei nostri partner internazionali»

BERNA - In caso di mancata equivalenza della Borsa svizzera da parte delle autorità di Bruxelles, le altre piazze europee dovranno chiedere alla FINMA - autorità di sorveglianza dei mercati finanziari - un riconoscimento per poter continuare a negoziare titoli di aziende svizzere. Lo ha deciso in giugno il Consiglio federale quale misura a tutela delle borse elvetiche. Una condizione per gli operatori esteri che il consigliere federale Ueli Maurer aveva definito “Piano B”. Il piano A, ossia l'ideale, è che Bruxelles riconosca l'equivalenza della Borsa svizzera non solo per un anno, come deciso a fine 2017.

Proprio sul “piano B” Giovanni Merlini ha interpellato il Consiglio federale. Nel caso in cui l’equivalenza non dovesse essere riconosciuta, il consigliere nazionale PLR chiede se il Consiglio federale sia pronto a segnalare all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) la «manifesta violazione degli impegni multilaterali» in tema di commercio internazionale, avviando la relativa procedura contenziosa, e se è disposto ad abolire l’imposta di bollo, «a tutto vantaggio della competitività della piazza economica svizzera».

L’obiettivo dichiarato dell’atto parlamentare, è «mantenere alta la pressione sul Consiglio federale affinché eviti scaltri colpi bassi da parte dei nostri partner internazionali».

Ecco le cinque domande poste al Consiglio federale:

1. Il Consiglio federale ha deciso di adottare un piano B nel caso in cui la Commissione europea non riconoscesse sine die, entro la fine del prossimo mese di novembre, l'equivalenza delle regole borsistiche elvetiche con quelle comunitarie. Tale piano B consiste sempre ancora nell'obbligo che verrebbe imposto alle piazze finanziarie europee di richiedere alla FINMA l'autorizzazione a negoziare titoli emessi da aziende svizzere?

2. Il regime autorizzativo verrebbe stabilito dalla pertinente Ordinanza del CF, con effetto a decorrere dal 1. dicembre 2018 ?

3. Il piano B comprende anche, a medio termine, la ventilata abolizione dell'imposta di bollo sull'emissione di titoli, a vantaggio della competitività della piazza finanziaria elvetica?

4. L'anticipazione del licenziamento del messaggio del Consiglio federale relativo allo stanziamento del già annunciato contributo di coesione di 1,302 mia. di CHF, destinato alla riduzione delle disparità economiche tra gli Stati membri dell'UE, potrebbe propiziare una decisione favorevole della Commissione europea in tema di equivalenza borsistica?

5. Se il riconoscimento dell'equivalenza borsistica sine die non giungesse nel termine utile, è pronto il Consiglio federale a sottoporre la decisione della Commissione europea che discrimina la Svizzera rispetto ad altri Stati terzi (USA, Australia, ecc.) all'esame degli organi competenti dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), avviando la relativa procedura contenziosa per manifesta violazione degli impegni multilaterali in tema di commercio internazionale?

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COMMENTI
 

pulp 5 anni fa su tio
Piano C... legiferare per avere delle SICAV come in Lussemburgo, in modo da entrare in concorrenza diretta con il granducato...ma con il marchio made in switzerland. Poi vedi che di calmano anche a Bruxelles.

Danny50 5 anni fa su tio
Cornuti e mazziati. Questo é quanto accade a chi si piega sempre sempre sempre al volere altrui. Macedonia e Danimarca insegnano alla ricca Svizzera che si puó avere anche un po’ di dignità e che la codardia non sempre paga.
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