«Coloro che vogliono fare affari nel mercato unico dell'Ue devono attenersi alle regole», ha ribadito la Commissione Ue
BRUXELLES - Bruxelles si è rallegrata oggi per la decisione del Consiglio federale di andare avanti nelle trattative sull'accordo istituzionale: «Accogliamo positivamente il fatto che il nostro partner svizzero sia giunto alle stesse conclusioni della Commissione Ue riguardo ai negoziati sull'accordo istituzionale», ha detto a Keystone-ATS. Nello stesso tempo ha fatto però pressione: entro metà ottobre devono essere presentati risultati.
La Commissione Ue ha ripetutamente ribadito che è ancora ben disposta a negoziare, scrive una portavoce della commissione Ue interrogata da Keystone-ATS. L'obiettivo è giungere ad «un accordo equilibrato» nell'interesse di entrambe le parti.
«Ci rallegriamo quindi di incontrare la prossima settimana il capo negoziatore svizzero Roberto Balzaretti per un ulteriore round di negoziati», viene aggiunto. Il tempo stringe e la finestra di opportunità si chiude a metà ottobre.
Come ha già precedentemente chiarito la Commissione, è quindi fondamentale che nelle prossime settimane siano fatti progressi sulle questioni ancora aperte. Queste sono una parte essenziale dell'accordo istituzionale, scrive la portavoce citando gli aiuti di Stato e le misure di accompagnamento.
I principi dell'Ue continueranno a valere: «Coloro che vogliono fare affari nel mercato unico dell'Ue devono attenersi alle regole».
Bruxelles è soddisfatta inoltre per la decisione del Consiglio federale riguardo al miliardo di coesione. «Consideriamo il contributo quale naturale conseguenza dell'accesso della Svizzera al mercato unico dell'Ue». Questo serve a ridurre le differenze economiche e sociali tra gli Stati dell'Ue. Inoltre il contributo dovrebbe essere proporzionato al beneficio che la Svizzera ha grazie all'accesso del mercato unico dell'Ue.
Le reazioni - Sullo stanziamento del nuovo "miliardo di coesione" deve esprimersi il popolo svizzero, scrive l'UDC in un comunicato. Inoltre, l'esecutivo dovrebbe finalmente trovare il coraggio di interrompere le trattative con l'Ue, anche perché quest'ultima esige che la Svizzera riprenda automaticamente il diritto europeo, motiva la formazione di destra.
Diversa la posizione del PLR, che sostiene il principio del contributo spalmato su dieci anni e destinato ai Paesi Ue. «Abbiamo già dato il nostro consenso due volte», ha affermato il portavoce Martin Stucki.
Sul fronte dell'accordo quadro, i liberali radicali si attendono che Alain Berset, in quanto presidente della Confederazione, si sforzi di sbloccare la situazione con i sindacati. Il PLR si augura che vi sia una normalizzazione delle relazioni e appoggia in pieno la continuazione delle discussioni con Bruxelles, ma non transige sull'equivalenza borsistica, che deve essere riconosciuta in maniera illimitata.
Dal canto suo, il PPD ritiene giusto che il Consiglio federale abbia trasmesso il messaggio sul "miliardo di coesione" al Parlamento. Spetterà ora alle Camere stabilire se questa partecipazione, considerando i progressi realizzati su altri dossier europei, possa essere garantita, indica il partito in una nota.
Il PPD si definisce inoltre in linea di principio favorevole a un accordo istituzionale con l'Ue, ma le misure di accompagnamento destinate a tutelare i salari devono restare «una linea rossa» invalicabile. Ogni allentamento del livello di protezione o dei controlli a scapito dei lavoratori e delle piccole e medie imprese è inaccettabile, avverte il partito.
Il PS sottolinea di essersi sempre pronunciato in favore del "miliardo di coesione", che rappresenta un supporto allo sviluppo e alla coesione continentale. Lo schieramento di sinistra precisa di aver sempre insistito sul fatto che la Confederazione rispetti i propri impegni.
L'opinione dei socialisti resta invariata anche per quanto riguarda le misure di accompagnamento: un secco no a ogni affievolimento della protezione degli stipendi e delle condizioni di lavoro. Il PS riconferma anche il proprio mandato al Consiglio federale per portare avanti i colloqui con l'Ue.