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SVIZZERASanità: il finanziamento uniforme non piace ai cantoni

14.09.18 - 12:29
Sebbene il progetto convinca una larga maggioranza di operatori del settore, i cantoni rimangono scettici: «Si limita a trasferire le entrate fiscali cantonali agli assicuratori malattia»
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Sanità: il finanziamento uniforme non piace ai cantoni
Sebbene il progetto convinca una larga maggioranza di operatori del settore, i cantoni rimangono scettici: «Si limita a trasferire le entrate fiscali cantonali agli assicuratori malattia»

BERNA - Il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie (EFAS) convince una larga maggioranza di operatori del settore, ma non i cantoni. Secondo questi ultimi, il progetto si limita a trasferire entrate fiscali cantonali agli assicuratori malattia.

Il Comitato direttivo della Conferenza svizzera delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità (CDS) respinge il progetto della Commissione della sanità del Consiglio nazionale (CSSS-N) e ne chiede il rinvio. Giudica che gli obiettivi formulati dalla stessa commissione - contenere i costi e stabilire gli oneri degli assicurati e dei contribuenti nell'assicurazione obbligatoria delle cure - con il progetto non vengono raggiunti.

«Sostituire trattamenti stazionari onerosi con cure ambulatoriali più vantaggiose è un elemento chiave per la riduzione dei costi», scrive la CDS nella sua presa di posizione nell'ambito della procedura di consultazione che si conclude domani. «Tuttavia il progetto si limita unicamente a trasferire entrate fiscali cantonali agli assicuratori malattia. Non viene creato alcun incentivo che favorisca il trasferimento auspicato verso il settore ambulatoriale».

Esigenze dei Cantoni - La CDS ritiene che le basi di calcolo che definiscono la nuova chiave di ripartizione non sono comprensibili. Queste non permettono di stimare in modo trasparente l'impatto del progetto sui contribuenti e gli assicurati. La CDS deplora che i costi delle cure di lunga durata siano escluse dal modello proposto.

I direttori vogliono tra l'altro che i cantoni possano controllare l'offerta dei trattamenti ambulatoriali. Chiedono inoltre di includere nel modello di finanziamento cure di lunga durata (case per anziani medicalizzate e cure a domicilio).

Operatori sanitari pronti a discutere - In un comunicato comune numerosi operatori attivi in ambito sanitario esprimono il loro sostegno alla riforma. Tra questi si trovano le due associazioni delle casse malattia Curafutura e Santésuisse, quelle dei medici (FMH), la Conferenza nazionale svizzera delle leghe della salute (GELIKO), Interpharma e l'Organizzazione svizzera dei pazienti (OSP).

Il progetto è stato elaborato con "pragmatismo", secondo i partner. Questi si sono detto pronti a discutere per trovare una soluzione tenendo conto delle richieste dei cantoni. La volontà dei cantoni di beneficiare di maggiori mezzi di gestione in ambito ambulatoriale è comprensibile.

Cliniche private e infermieri contrari - Le cliniche private svizzere (CPS) e l'associazione delle infermiere e degli infermieri (ASI) respingono invece il progetto.

I cantoni dovrebbero trasferire denaro del contribuente agli assicuratori per un valore di circa 8 miliardi di franchi senza poter influire in modo significativo sui servizi proposti e la qualità.

Attualmente, quando un paziente resta una notte in ospedale dopo un intervento i cantoni pagano il 55% almeno del trattamento e il resto viene pagato dalle casse malattia. Se lo stesso intervento è effettuato ambulatorialmente, i costi sono interamente a carico delle casse malattia e, attraverso i premi, degli assicurati.

Le casse malattia dovranno ormai rimborsare tutti i trattamenti ambulatoriali e stazionari ad eccezioni delle cure di lunga durata. I cantoni dovranno farsi carico almeno del 25,5% dei costi che resteranno sulle spalle degli assicuratori dopo la deduzione della franchigia. Con questo sistema i cantoni avrebbero pagato in media 7,5 miliardi di franchi negli anni dal 2012 al 2015.

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