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SVIZZERANovartis sulla graticola negli States: «Fa del lobbismo»

10.09.18 - 10:44
Una senatrice americana ha chiesto al gigante farmaceutico renano di fornire documenti interni
Keystone
Novartis sulla graticola negli States: «Fa del lobbismo»
Una senatrice americana ha chiesto al gigante farmaceutico renano di fornire documenti interni

BASILEA - Novartis di nuovo sulla graticola negli Stati Uniti: una senatrice americana ha chiesto al gigante farmaceutico renano di fornire documenti interni, in modo da determinare se le discusse attività di lobbismo dell'azienda abbiano contribuito ad aumentare il prezzo dei farmaci distribuiti con ricetta medica.

La parlamentare è Tina Smith, una donna politica democratica del Minnesota che fa parte della commissione sanità, istruzione, lavoro e pensioni del Senato. La lettera - di cui dà notizia oggi l'Aargauer Zeitung - è stata inviata il 23 agosto a Vasant Narasimhan, il nuovo CEO (americano) di Novartis, in carica dal primo febbraio al posto del (connazionale) Joe Jimenez.

Smith dice di essere interessata a sapere se le pratiche di lobbismo e la mancata osservanza delle leggi anti-corruzione abbiano potuto contribuire alla progressione delle tariffe dei medicinali, un tema molto sentito negli Usa. Vengono quindi domandate informazioni sulla conformità di Novartis alle regole in vigore.

A questo scopo viene richiesta - con un termine fissato al 7 settembre - la corrispondenza intercorsa fra la multinazionale svizzera e l'avvocato Michael Cohen, il legale personale del presidente Donald Trump che il 21 agosto ha patteggiato un accordo con le autorità, dichiarandosi colpevole nell'ambito di un'inchiesta dell'FBI che spazia dalla frode fiscale e bancaria alla violazione delle regole finanziarie della campagna elettorale.

All'inizio di maggio il gruppo farmaceutico renano aveva ammesso di aver sottoscritto nel febbraio 2017 un contratto da 1,2 milioni di dollari con la Essential Consultants, società di consulenza di Cohen. Obiettivo: ricevere suggerimenti riguardo alla politica sanitaria. C'è però chi avanza il sospetto che Novartis abbia ingaggiato l'avvocato di Trump per avere un accesso privilegiato alla nuova amministrazione americana.

A rivelare i pagamenti del gigante dei farmaci a Cohen era stato l'avvocato di Stormy Daniels, la pornostar che sostiene di aver avuto un incontro sessuale con Trump nel 2006 e che ha ricevuto 130'000 dollari dalla Essential Consultants, soldi che nel frattempo - è notizia della scorsa settimana - l'impresa di consulenza chiede indietro.

La missiva della senatrice Smith fa espresso riferimento al denaro che da Novartis è passato all'avvocato Michael Cohen. La 60enne sottolinea inoltre come non sia la prima volta che Novartis è sospettata di aver versato tangenti per influenzare i politici: nel 2016 la Sec, l'autorità americana di vigilanza dei mercati finanziari, aveva puntato i riflettori su pagamenti effettuati dall'azienda basilese in Cina: l'inchiesta si era conclusa con un versamento di oltre 20 milioni di dollari da parte di Novartis e con l'impegno a migliorare le misure anti-corruzione. «Dà da pensare il fatto che i pagamenti a Cohen, tramite la Essential Consultants, siano stati effettuati dopo che la società ha accettato di attuare i provvedimenti contro la corruzione», scrive Smith.

Nel frattempo Novartis ha confermato di aver ricevuto la lettera, ma non vede problemi. «Le nostre pratiche di lobbismo negli Stati Uniti sono e sono sempre state conformi alla legge», ha indicato l'azienda all'agenzia finanziaria Awp. Il gruppo considera inoltre chiusa la questione Michael Cohen.

Va ricordato che la vicenda aveva portato alla partenza di Felix Ehrat, responsabile giuridico di Novartis, che ha rassegnato le dimissioni con effetto al primo giugno. Nel frattempo il nuovo CEO Vasant ha definito come priorità il comportamento eticamente corretto all'interno dell'azienda.

Il tema è inoltre legato a un'altra vicenda di presunta corruzione, venuta alla luce in Grecia: fra 2006 e il 2015 la società avrebbe pagato tangenti per far aumentare i prezzi dei propri farmaci sul mercato ellenico e per farli acquistare dal servizio sanitario nazionale per gli ospedali pubblici. Sarebbero implicati politici di primissimo piano. In maggio il parlamento greco ha rinviato il tema ai tribunali.

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