Anche la commissione trasporti del Nazionale sostiene la mozione di Andrea Caroni, che chiede «irreprensibilità giuridica» e un adeguamento degli strumenti coercitivi durante gli accertamenti
BERNA - Le modalità per il ritiro della patente di guida vanno riconsiderate. Come il Consiglio degli Stati, anche la commissione dei trasporti del Nazionale sostiene tacitamente una mozione di Andrea Caroni (PLR/AR), per la quale la legislazione deve tener maggiormente conto delle esigenze dei cittadini.
Secondo il consigliere agli Stati appenzellese, la revoca della patente a chi non è ritenuto idoneo alla guida costituisce «una grave ingerenza nella libertà personale e per molti perfino un divieto di esercizio della professione». È dunque particolarmente importante una «irreprensibilità giuridica» della procedura.
Sempre secondo Caroni, in fase di accertamento gli strumenti coercitivi vengono inoltre disposti troppo rapidamente e per un periodo troppo lungo. Attualmente - rileva - la polizia può ritirare la licenza senza alcun controllo giudiziario e, soprattutto, per un periodo di tempo illimitato, cosa che fino alla decisione dell'autorità competente ha l'effetto di una revoca.
La polizia - afferma il consigliere agli Stati - dovrebbe essere tenuta a comunicare il ritiro all'autorità di revoca entro tre giorni, in modo da limitarne la durata complessiva a dieci giorni.
La persona interessata dovrebbe inoltre essere informata sulla possibilità di tornare a guidare qualora l'autorità non abbia ordinato la revoca preventiva entro questi dieci giorni. La persona avente diritto deve avere la possibilità di provare all'autorità, prima della scadenza del termine, che il motivo del ritiro non sussiste più.
L'autore della mozione chiede infine che gli accertamenti di laboratorio quali analisi del capello o del sangue possano essere effettuati e considerati validi non solo presso un istituto disposto dall'autorità di revoca, ma presso tutti i laboratori riconosciuti.