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SVIZZERAMisure d'accompagnamento, i sindacati boicottano i negoziati

08.08.18 - 15:24
L'Unione sindacale svizzera (USS) non intende trattare con la Confederazione sulle misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone
Keystone
Braccio di ferro con Johann Schneider-Ammann
Braccio di ferro con Johann Schneider-Ammann
Misure d'accompagnamento, i sindacati boicottano i negoziati
L'Unione sindacale svizzera (USS) non intende trattare con la Confederazione sulle misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone

BERNA - L'Unione sindacale svizzera (USS) non intende trattare con la Confederazione sulle misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone. Lo ha comunicato oggi la stessa organizzazione in una nota, specificando che le discussioni hanno come obiettivo l'indebolimento della protezione dei salari versati ai lavoratori residenti.

Le consultazioni presso cantoni e sindacati sono di competenza del consigliere federale Johann Schneider-Ammann, ministro dell'economia e con una lunga esperienza quale ex imprenditore in questo genere di esercizio.

In particolare, tali consultazioni sono state sollecitate dal Consiglio federale in vista della conclusione di un accordo istituzionale tra la Svizzera e l'Unione europea (UE). Non è un mistero per nessuno che Bruxelles vedrebbe di buon occhio un allentamento delle misure collaterali, specie della regola degli otto giorni per i lavoratori distaccati.

Tale prescrizione prevede che le aziende estere annuncino otto giorni prima l'invio di manodopera e versino una cauzione, ciò per dare tempo alle autorità di controllare salari e altre condizioni di lavoro onde evitare casi di dumping. L'USS teme che i negoziati possano sfociare in un indebolimento delle misure di accompagnamento e quindi nuocere alla manodopera locale.

Il Consiglio federale ha sempre affermato che le misure di protezione del mercato interno del lavoro non erano negoziabili (la "famosa linea rossa"). Tuttavia, secondo l'USS il mandato conferito a Schneider-Ammann è in contraddizione con le dichiarazioni del Governo.

Nella nota, l'USS sottolinea che utilizzerà tutti i mezzi a sua disposizione per evitare lo smantellamento della protezione dei salari, facendo anche ricorso al referendum se necessario.

L'UE vorrebbe che Berna adottasse le regole comunitarie sui lavoratori distaccati. Bruxelles ha già imposto a Lussemburgo e Austria, membri dell'Ue, le proprie direttive su questo aspetto.

Per l'USS, le richieste dell'UE vanno ben oltre la regola degli otto giorni. I sindacati sono convinti che Schneider-Ammann voglia rimettere in forse anche la protezione dei salari garantita dai Contratti collettivi di lavoro. In Svizzera vanno versati salari svizzeri, si sottolinea nel comunicato.

Lascia anche Travail.Suisse  - Anche il sindacato Travail.Suisse, come l'USS, si ritira dalle discussioni col Consigliere federale Johann Schneider-Ammann circa un adeguamento delle misure collaterali a protezione dei lavoratori, adeguamento destinato ad agevolare la conclusione di un accordo istituzionale tra la Svizzera e l'Ue. Per il sindacato di ispirazione cristiana le prime discussioni mostrano che si va verso un peggioramento delle condizioni volte a proteggere i lavoratori residenti.

Per Travail.Suisse, indica una nota odierna, le misure collaterali alla libera circolazione non devono essere smantellate e, in secondo luogo, la Svizzera deve regolare in maniera indipendente la protezione dei salari e delle condizioni di lavoro.

Purtroppo, dopo i primi incontri col ministro dell'economia, è stato constatato che le proposte sulla tavola dei negoziati vanno verso uno smantellamento delle misure fiancheggiatrici. Per questo è inutile continuare a discutere. «Le linee rosse sono linee rosse e non devono essere oltrepassate se ci sta a cuore il benessere dei lavoratori in Svizzera», si legge nella nota.

Travail.Suisse ha indicato - inutilmente - a Schneider-Ammann sia a voce che per iscritto che ci vogliono proposte migliori e che non può prestarsi all'opera di smantellamento in corso. Secondo il sindacato, l'accordo istituzionale non ha alcuna possibilità alle urne se negoziato a scapito dei lavoratori.

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