La federazione sportiva svizzera di tiro (SSV/Swiss Shooting) ha deciso di devolvere mezzo milione di franchi per una eventuale campagna di votazione
ZUCHWIL - La federazione sportiva svizzera di tiro (SSV/Swiss Shooting) si sta preparando per un eventuale referendum contro l'attuazione della direttiva inasprita dell'Ue sulle armi: i delegati si sono accordati oggi a Zuchwil (SO) di devolvere mezzo milione di franchi per una eventuale campagna di votazione.
Diverse disposizioni del disegno di legge contraddicono gli interessi dei tiratori, indica la SSV in un comunicato odierno. In questa forma la direttiva non può essere accettata, afferma il presidente Luca Filippini, citato nella nota.
Un referendum rimane tuttavia «l'ultimo mezzo». Prima di tutto, ora si vuole influenzare la politica in modo da raggiungere una buona soluzione. «Dobbiamo però essere pronti ad agire immediatamente in caso di necessità», aggiunge Filippini.
Al centro delle normative inasprite da parte dell'Unione europea figurano fucili semiautomatici e pistole con caricatori di grandi capacità. Tra questi, il fucile d'assalto 90 dell'esercito svizzero, generalmente utilizzato dai tiratori sportivi.
Tra le armi proibite risulterebbero nuovi fucili semiautomatici con caricatori di oltre dieci colpi o pistole con oltre 20. Secondo il Consiglio federale, tali armi rappresentano un pericolo perché permettono di sparare più volte senza ricaricare. L'obiettivo della nuova legislazione è di limitare l'accesso a tali armi e di migliorare lo scambio di informazioni nell'area Schengen.
La direttiva sulle armi dell'UE è stata criticata fin dall'inizio: oltre alla SSV, hanno minacciato di lanciare un referendum anche l'organizzazione Pro Tell e l'Associazione Svizzera dei Sottufficiali. Ad opporsi alla direttiva vi è anche l'UDC.