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BERNALa nuova legge antiterrorismo divide gli animi

28.03.18 - 11:32
Il nuovo testo - in consultazione - integra il Piano d'azione nazionale nelle fase iniziale della radicalizzazione e dopo l'esecuzione della pena
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La nuova legge antiterrorismo divide gli animi
Il nuovo testo - in consultazione - integra il Piano d'azione nazionale nelle fase iniziale della radicalizzazione e dopo l'esecuzione della pena

BERNA - Il nuovo disegno di legge per lottare contro il terrorismo raccoglie consensi tra la destra e tra i Cantoni mentre il partito socialista dice di sì a denti stretti, in quanto vi sarebbero misure contrarie ai diritti fondamentali, quali gli arresti domiciliari.

Il nuovo testo posto in consultazione fino ad oggi - la legge federale sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo (PMT) - integra il Piano d'azione nazionale, laddove le misure di prevenzione non risultino sufficienti, in particolare nella fase iniziale della radicalizzazione e dopo l'esecuzione della pena.

Questi provvedimenti possono essere adottati quando si presume che una persona rappresenti una minaccia, ma gli indizi non sono sufficienti per giustificare l'apertura di un procedimento penale.

Viene fatto l'esempio dei tre iracheni riconosciuti colpevoli nel marzo 2016 dal Tribunale federale di sostegno all'Isis, poi rilasciati qualche mese dopo per buona condotta, avendo scontato gran parte della pena e che nel frattempo sono a piede libero.

Con le nuove norme sarà possibile prendere misure contro queste persone, contro le quali non è in corso alcun procedimento, ma per le quali esiste un rischio di recidiva e possono essere considerate pericolose. La polizia federale aveva ordinato la loro espulsione, in quanto rappresentano ancora una minaccia per la sicurezza interna ed esterna della Svizzera, ma non sono stati espulsi visto che nel loro Paese rischiano la tortura.

La nuova legge prevede che le persone a rischio siano obbligate a presentarsi regolarmente presso un posto di polizia, non possano lasciare il Paese e venga loro sequestrato il passaporto o la carta d'identità. Inoltre è previsto il divieto di avere contatti e il cosiddetto divieto di lasciare o accedere ad aree determinate.

Chi rappresenta una dichiarata minaccia può venir costretto a stare in un certo luogo, munito di un braccialetto elettronico e con il cellulare sotto controllo. Gli individui più radicalizzati che stanno per essere espulsi dalla Svizzera potranno venir incarcerati se rappresentano una minaccia per la sicurezza interna.

La revisione legislativa, in maniera generale, trova il sostegno di UDC, PLR, PPD e Cantoni. Per il partito liberale radicale si tratta di misure che rafforzano il dispositivo penale antiterrorismo. "La lotta deve iniziare non appena inizia la fase della radicalizzazione", quindi occorrono interventi a monte della procedura penale. Democentristi e popolari democratici danno il loro assenso al testo, ma su certi punti l'UDC vorrebbe andare oltre: la durata massima di ogni misura dovrebbe passare da sei a dodici mesi in modo che restringere le possibilità di un ricorso per chi è stato assegnato a domicilio coatto.

Da parte loro i Cantoni propongono una misura supplementare per i potenziali delinquenti: un collocamento in tutta sicurezza. Attualmente non esiste alcuno strumento giuridico per trattenere, una volta scontata la pena, una persona condannata per terrorismo e che presenta un concreto rischio di recidiva. La lacuna va colmata, secondo i Cantoni, che rifiutano invece la detenzione preventiva prima dell'apertura di un procedimento penale, poiché ciò sarebbe contrario allo Stato di diritto.

Tutt'altra campana in casa di socialisti e Verdi liberali, che respingono in modo categorico l'assegnazione a domicilio e il divieto di lasciarlo. Non avere il diritto di imprigionare qualcuno senza la presunzione di colpevolezza è un principio importante che non va abbandonato, dichiara il PS, per cui altri aspetti della legge sono positivi. Esistono già sufficienti strumenti che permettono la detenzione di un individuo per proteggere la popolazione dal terrorismo.

I Verdi liberali chiedono al Consiglio federale di giustificare meglio la misura e criticano quella che secondo loro è una contraddizione intrinseca del progetto, ossia: non si conosce la tappa successiva all'assegnazione coatta di chi rappresenta una forte minaccia.

Quanto all'organizzazione Amnesty International, essa respinge in blocco la revisione legislativa che giudica non necessaria, in quanto - a suo avviso - le misure giuridiche esistenti bastano. La nuova legge compromette diversi diritti fondamentali. Certe definizioni che riguardano le infrazioni di terrorismo e le persone potenzialmente pericolose sono labili e creano incertezza giuridica.

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