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ZURIGOPensione dopo i 65, gli imprenditori in linea con Berna

15.02.18 - 16:25
La priorità resta la stabilizzazione finanziaria dell'AVS e una maggiore equità nella ripartizione di oneri e prestazioni fra giovani ed anziani
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Pensione dopo i 65, gli imprenditori in linea con Berna
La priorità resta la stabilizzazione finanziaria dell'AVS e una maggiore equità nella ripartizione di oneri e prestazioni fra giovani ed anziani

ZURIGO - L'Unione svizzera degli imprenditori (USI) fa sua la proposta del Consiglio federale di riformare separatamente l'AVS e il "secondo pilastro". Per l'organizzazione padronale un aumento dell'età di pensionamento oltre i 65 anni potrebbe rendersi necessario dalla metà degli anni 2020.

«Bisogna dare la priorità alla stabilizzazione finanziaria dell'AVS e alla riduzione dell'ingiusta ripartizione di oneri e prestazioni fra giovani ed anziani nella previdenza professionale (LPP)», ha dichiarato oggi a Zurigo il presidente dell'USI Valentin Vogt.

Dopo la bocciatura alle urne del progetto di riforma Previdenza 2020, l'organizzazione padronale chiede riformare i due pilastri della previdenza di vecchiaia «separatamente, a tappe e in porzioni digeribili». Il popolo svizzero «ha dato prova di aver capito la realtà dei dati demografici», ha sottolineato il presidente di USI.

Per l'organizzazione degli imprenditori, la prima tappa «dev'essere intrapresa al più presto e limitarsi al minimo indispensabile». L'USI propone di innalzare a tappe l'età di pensionamento delle donne a 65 anni e di aumentare «moderatamente» l'IVA di 0,6 punti percentuali.

Su questi due punti, già previsti dalla riforma Previdenza 2020, il Consiglio federale farebbe bene a «rinunciare a una nuova procedura di consultazione», ha affermato il direttore di USI Roland Müller. Il tempo così guadagnato permetterebbe di realizzare la prima tappa della riforma dell'AVS entro il 2021.

In assenza di misure, l'AVS accumulerà un disavanzo di un miliardo nel 2020 e per il 2030 il deficit è destinato a salire a 7 miliardi di franchi, sottolinea l'organizzazione degli imprenditori.

Per quanto riguarda la LPP, l'USI propugna una «riduzione sostanziale del tasso minimo di conversione», accompagnata da una compensazione adeguata in grado di «garantire il livello delle rendite». La compensazione dovrà essere definita d'intesa con i partner sociali, come chiede il Consiglio federale.

La seconda tappa della riforma dovrà essere affrontata a partire dalle metà circa degli anni 2020 e dovrà prevedere un aumento "progressivo" dell'età di pensionamento. L'USI considera prematuro avanzare ora delle cifre. Tutto dipenderà dall'evoluzione economica della Svizzera, ha affermato il presidente Vogt.

Per l'Unione sindacale svizzera (USS), quelle fatte dagli imprenditori sono "proposte di smantellamento" che "aggraveranno i problemi della previdenza di vecchiaia, invece di risolverli". In una nota, la confederazione sindacale chiede di mantenere invariata l'età di pensionamento e di fare in modo che le rendite correnti permettano di compensare il forte aumento dei costi della sanità.

Gli imprenditori pensano di poter risanare la previdenza di vecchiaia riducendo le prestazioni, scrive da parte sua Travail.Suisse. Per la seconda confederazione sindacale del paese, erede della tradizione cristiano-sociale, la proposta di "pagare di più e lavorare più a lungo" non troverà una maggioranza.

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