Il consigliere federale presenterà oggi la sua strategia per risolvere le tensioni con Bruxelles
BERNA - Svizzera, Ue, accordi bilaterali e misure collaterali. Un piatto ricco (e forse indigesto?) quello che ha fra le mani Ignazio Cassis che oggi presenterà il suo piano per affrontare la delicatissima “questione europea”.
Cosa dobbiamo aspettarci?
Il tema sarà innanzitutto l’accordo quadro istituzionale con l’Ue. Gli accordi bilaterali dovrebbero essere reimpostati su nuove basi, che regolino per esempio la procedura in caso di contenzioso. Bruxelles insiste per una firma in tempi brevi e ha quindi concesso l’equivalenza della borsa svizzera solo a tempo determinato. Ciò non è piaciuto al Consiglio federale, che come reazione ha messo in discussione il miliardo di coesione.
Come procederà Cassis?
Stando a quanto anticipato da TagesAnzeiger e Sonntagszeitung, visto il comune desiderio di procedere speditamente, è quasi sicuro che l'accordo quadro venga inserito all'interno di un pacchetto. La Svizzera, quindi, dovrà probabilmente prepararsi a mettere mano anche alle misure collaterali legate alla libera circolazione delle persone.
Ok, ma cosa sono queste misure?
Le misure collaterali sono state introdotte per evitare il fenomeno del dumping salariale in Svizzera. Obbligano i datori di lavoro stranieri a rispettare il salario minimo e le condizioni di lavoro svizzere. Sono particolarmente importanti – e politicamente delicati – quando entrano in gioco nel caso di artigiani o indipendenti stranieri che operano in Svizzera che devono dare un preavviso di 8 giorni e versare un deposito cauzionale.
Ma che problemi ha l'Ue con le misure collaterali?
Infastidiscono soprattutto la Germania, che ritiene renda «le aziende tedesche meno interessanti per i consumatori svizzeri», parole del primo ministro del Baden-Württemberg Winfried Kretschmann. Critica anche Bruxelles reputa la regola degli 8 giorni «discriminatoria e sproporzionata» oltre che illegale rispetto agli accordi sulla libera circolazione.
E in Svizzera, che ne pensa la politica?
L'Udc vorrebbe abolire sia le misure d'accompagnamento sia la libera circolazione delle persone. La sinistra e i sindacati, invece, sono per il mantenimento di entrambi: «Perdere le misure sarebbe devastante», commenta Unia.
Ma lo sarebbe davvero?
Da una parte i controlli sarebbero molto più difficili, come conferma Daniel Lampart dell'Unione sindacale svizzera, in un settore già particolarmente torbido. L'effetto del dumping, per altri, non è comprovato. Il motivo? «È comunque una frazione molto piccola del totale», replica Marco Salvi di Avenir Suisse, «anche in Ticino si parla del 1,6% del totale».