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SVIZZERARiforma fiscale, il "progetto Maurer" non avrà vita facile

06.12.17 - 12:08
Dopo la bocciatura popolare della Riforma III dell'imposizione delle imprese, ecco la nuova proposta. Partiti e istituzioni interessati sembrano (più) propensi a raggiungere un compromesso
Keystone
Riforma fiscale, il "progetto Maurer" non avrà vita facile
Dopo la bocciatura popolare della Riforma III dell'imposizione delle imprese, ecco la nuova proposta. Partiti e istituzioni interessati sembrano (più) propensi a raggiungere un compromesso

BERNA - Dopo la bocciatura popolare della Riforma III dell'imposizione delle imprese (RI imprese III), anche il Progetto fiscale 17 (PF17) del consigliere federale Ueli Maurer rischia di non avere vita facile in parlamento. Tuttavia, come si evince dai risultati delle procedura di consultazione, partiti e istituzioni interessate sembrano più propensi a giungere ad un compromesso.

Il progetto di Maurer è infatti considerato più equilibrato rispetto alla Riforma III delle imprese. A grandi linee, il disegno di legge elaborato dal ministro UDC delle finanze prevede l'abbandono della controversa imposta sugli utili con deduzione degli interessi, la limitazione dello sgravio fiscale concesso alle imprese, l'innalzamento dell'imposizione dei dividendi, l'aumento della quota di imposta federale diretta destinata ai Cantoni e l'incremento degli assegni famigliari. Le casse della Confederazione dovrebbero essere gravate di 750 milioni di franchi, a fronte degli 1,2 miliardi della riforma precedente.

Mediante questa riforma si vuole compensare la prevista abolizione degli statuti speciali per le società holding e quelle di gestione invisi all'Unione europea e all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico con altri strumenti fiscali volti a preservare la concorrenzialità della Svizzera in ambito internazionale, limitando le perdite fiscali per Confederazione, Cantoni e Comuni.

Per i Cantoni il progetto Maurer è equilibrato. Giudicano sensata una tassazione di almeno il 70% dei dividendi da partecipazioni superiori al 10% e l'aumento di 30 franchi per gli assegni famigliari. Tuttavia, i direttori cantonali delle finanze e l'associazione dei comuni vogliono che la quota di imposta federale diretta versata ai Cantoni sia di almeno il 21,2% e non del 20,5%. Con la percentuale più bassa Cantoni e Comuni si vedrebbero orbati di 165 milioni di franchi.

Inoltre, i Cantoni sono d'accordo che la Confederazione rinunci ad introdurre a livello federale la tassa sugli utili con deduzione degli interessi. Tuttavia, simile sistema dovrebbe poter essere introdotto a livello cantonale. Il PF17 dovrebbe inoltre entrare in vigore al più presto, ossia già all'inizio del 2019. I Comuni sono disposti ad appoggiare i piani del ministro Maurer purché essi non vengano eccessivamente svantaggiati.

Economiesuisse mette in guardia nella sua presa di posizione da ritardi e, peggio ancora, da una nuova bocciatura, ciò che avrebbe conseguenze gravi per la piazza economica elvetica. Anche Economiesuisse chiede un aumento della quota cantonale dell'imposta federale diretta, dal momento che sono proprio Cantoni e Comuni a dover sopportare il peso maggiore dell'abbandono degli statuti di tassazione speciali. No invece a prescrizioni minime circa gli assegni famigliari e a una tassazione del 70% dei dividendi.

L'Unione svizzera della arti e mestieri (USAM) non ne vuole invece sapere di un aumento dell'imposizione dei dividendi a livello federale e cantonale e di un incremento delle spese sociali. A parere dell'USAM, infatti, le piccole e medie imprese rischiano di dover pagare lo scotto della riforma, a vantaggio delle grandi imprese e dei Cantoni.

Di parere opposto l'Unione sindacale svizzera, secondo cui il PF17 rappresenta un progetto temporaneo verso una tassazione più equa degli utili. L'USS sostiene quindi un aumento dell'imposizione dei dividendi; il 70% rappresenta però il minimo, mentre l'ideale sarebbe il 100%. È importante per i sindacati che i previsti alleggerimenti fiscali non vadano a scapito delle famiglie. Decisivo per l'USS è inoltre l'aumento minimo - 100 franchi - degli assegni per prole.

Per quanto riguarda i partiti, i socialisti sostengono che Consiglio federale e partiti di destra siano sulla buona strada. Il PF17 non include insomma quegli alleggerimenti fiscali che hanno fatto fallire il progetto precedente. Ineludibile per il PS un aumento dell'imposizione minima dei dividendi all'80% a livello cantonale e al 100% a livello federale. Oltre a ciò si chiede un incremento di almeno 50 franchi degli assegni famigliari.

Per l'UDC, è decisivo che anche col PF17 la Svizzera rimanga attrattiva dal punto di vista fiscale. Ciò non è il caso secondo i democentristi col progetto Maurer. Invece di aumentare la quota cantonale, l'UDC preconizza un taglio a livello di imposta federale diretta. Invece di rimpinguare gli assegni per i figli, l'UDC opta invece per una diminuzione della tassazione delle società sempre a livello di imposta federale diretta.

Il PPD teme invece che la nuova riforma sia condannata al fallimento. I democristiani chiedono uno snellimento del progetto per concentrasi sull'abolizione dell'imposizione privilegiata per holding e società miste, l'aumento della quota cantonale dell'imposta federale diretta e un adeguamento della perequazione finanziaria.

Anche i Verdi mettono in guardia da un ennesimo buco dell'acqua. A loro parere, la riforma crea nuovi privilegi fiscali per le imprese invece di eliminarli.

Per il PLR, il PF17 trascura colpevolmente l'autonomia fiscale dei Cantoni. I radicali auspicano, al posto di un incremento degli assegni famigliari, la possibilità di aumentare le deduzioni per costi dovuti alla custodia dei bambini. In caso di aumento dell'imposizione parziale dei dividendi, la tassazione complessiva per gli azionisti non dovrebbe superare il 50% dell'imposizione dei redditi e del patrimonio.
 
 

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