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BERNA«No alla distribuzione del Corano utilizzato per la diffusione delle ideologie jihadiste»

21.09.17 - 14:04
È l'opinione del Consiglio nazionale che ha approvato una mozione di Walter Wobmann
Keystone
«No alla distribuzione del Corano utilizzato per la diffusione delle ideologie jihadiste»
È l'opinione del Consiglio nazionale che ha approvato una mozione di Walter Wobmann

BERNA - Le azioni di reclutamento jihadista sotto le spoglie di azioni di distribuzione del Corano nelle città svizzere o in internet vanno vietate. È l'opinione del Consiglio nazionale che ha approvato, con 109 voti contro 64 e 9 astenuti, una mozione di Walter Wobmann (UDC/SO) che prende di mira in particolare l'organizzazione "Lies!" ("Leggi!").

Per il solettese, le azioni di distribuzione del Corano servono principalmente come piattaforma per adescare giovani e convincerli a consacrarsi al jihadismo. Wobmann ha citato il caso di Winterthur (ZH), dove l'iniziativa avrebbe permesso di radicalizzare diversi giovani, che sarebbero poi stati inviati a combattere in Siria o in Iraq.

Il consigliere federale Guy Parmelin, nell'invitare il plenum a bocciare l'atto parlamentare, ha rilevato che queste azioni di distribuzione del Corano "non costituiscono, da sole, una minaccia per la sicurezza interna o esterna della Svizzera".

Per poter vietare "Lies!" - ha precisato il ministro della difesa - sarebbero necessarie prove sufficienti dell'esistenza di una struttura organizzativa in Svizzera: bisognerebbe ad esempio dimostrare ogni volta che la persona interessata è membro dell'organizzazione e non ha partecipato soltanto all'attività di distribuzione del Corano.

Tuttavia il governo è consapevole del fatto che gli stand informativi di "Lies!" possono essere utilizzati per avvicinare persone interessate all'Islam e per indottrinarle, oppure per offrire a persone già radicalizzate una piattaforma per creare reti e contatti con individui che condividono le medesime convinzioni.

Malgrado ciò, un divieto generalizzato non è la soluzione ideale, ha precisato Parmelin sostenendo che l'arsenale giuridico oggi a disposizione è sufficiente. Il Ministero pubblico della Confederazione - ha ricordato il consigliere federale - ha del resto avviato procedimenti penali contro persone che hanno avuto un legame con la campagna in questione.

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