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ZURIGO - Per l'Associazione svizzera dei banchieri (ASB) l'iniziativa "Per soldi a prova di crisi: emissione di moneta riservata alla Banca nazionale! (Iniziativa Moneta intera)" è pericolosa poiché avrebbe un impatto negativo sull'insieme dell'economia elvetica.
Penalizzerebbe in primo luogo le banche e i titolari di conti, scrive in un comunicato odierno l'ASB, che ha commissionato uno studio su questa materia a Philippe Bacchetta, professore di econometria ed economia politica all'Università di Losanna. Il nuovo sistema, sempre secondo l'ASB, comprimerebbe i margini di interesse. Inoltre le alternative al finanziamento tramite depositi della clientela accrescerebbero il rischio bancario e i costi. Infine, il finanziamento di crediti e ipoteche risulterebbe più difficile e la Banca nazionale vedrebbe ridotto il suo margine di manovra in materia di politica monetaria.
Lo studio valuta anche allo 0,8% del PIL i costi economici annuali qualora venisse introdotto il sistema "Moneta intera" in periodo di tassi normali, compromettendo l'impiego e le entrate fiscali, senza contare il fatto che per un Paese con molteplici relazioni internazionali qual è la Svizzera, fare da sola un simile passo rappresenterebbe un rischio considerevole.
Con la sua iniziativa - su cui i cittadini dovrebbero esprimersi il prossimo anno e il Consiglio federale raccomanda di respingerla senza controprogetto - l'associazione Modernizzazione Monetaria (MoMo) vuole vietare alle banche di stampare - virtualmente - denaro dal nulla. Per l'associazione il denaro appartiene al popolo, non agli istituti di credito, ed è giusto che a crearlo sia la BNS, e non le singole banche, come invece sempre più spesso avviene.
In Svizzera dal 2003 al 2012 c'erano mediamente 340 miliardi di franchi di massa monetaria: solo il 10% era denaro emesso dalla BNS; il restante 90%, pari a circa 300 miliardi, era "denaro elettronico" creato dalle banche private.
